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Il Pd non ha i numeri e vuole rinviare il voto per il Colle con la scusa del Covid

Arnaldo Magro
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Provate ad immaginare, quella sensazione di rabbia e smarrimento. Quando il salumiere sotto casa, nei momenti di bisogno (la vostra fame impellente), resta inspiegabilmente chiuso, affiggendo semplicemente il cartello «Torno subito». Ecco immaginatelo affisso in Parlamento, quel cartello, durante le votazioni del 24 Gennaio. Proprio quando si dovrebbe votare il Presidente della Repubblica.

Il Pd chiede di rinviare il voto, come se nulla fosse, udite udite, causa aumenti contagi Covid. Sono solo 24 mesi che il Paese tutto, vive in uno stato d’emergenza perenne, proprio a causa della pandemia ma i democratici, se ne accorgono ora. «Il rischio è che molti elettori possano essere positivi e dunque impossibilitati a votare», sostengono al Nazareno. I lavoratori italiani sono due anni che fronteggiano l’emergenza, tra lockdown, tamponi, Smart working, difficoltà e tutto ciò che ne consegue.

 

Chiedere di rinviare il voto, sarebbe un segnale decisamente distonico, rispetto al Paese reale. Come se gli imprenditori fermassero la catena di montaggio, in seguito a qualche dipende risultato contagiato. Come se si sospendesse il lavoro di tutti quanti, fino ad estinzione pandemia. Tra innumerevoli incognite del virus, una cosa la si è capita molto bene. Nessuno può avere certezza, di non contagiarsi. Nonostante i vaccini e le mille accortezze di tutti.

 

La ritrosia del Pd nel l’andare al voto, tutte le volte che non ha la certezza di vincere, è cosa nota ma anziché chiedere di spostare il voto, non sarebbe magari più opportuno, chiedere ai propri esponenti, di riguardarsi un po’ di più, in questi giorni così cruciali? Un atto di maggiore responsabilità e cautela. Solo per qualche giorno. Giusto per avere i numeri.
 

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