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Quirinale e manovre, Matteo Salvini non lascia il governo: "Ma Draghi resti premier"

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Poche certezze: la mancanza di un accordo tra i partiti (e in diversi casi anche dentro i partiti), il ruolo sempre più da protagonista che avrà Omicron e - salvo colpi di scena - la fumata nera che emergerà nei primi tre scrutini per l'elezione del successore di Sergio Mattarella al Quirinale. Nei corridoi dei palazzi della politica la partita è pronta ad entrare nel vivo. Dalla prossima settimana, infatti, le forze politiche cominceranno gli incontri interni. Martedì Enrico Letta riunirà la segreteria Pd, mentre giovedì al Nazareno a fare il punto saranno i membri della direzione e dei gruppi parlamentari. Il segretario chiederà un mandato pieno per trattare, insieme alla capigruppo e a partire da 'requisiti' del candidato ben definiti. Resta il no a Silvio Berlusconi e l'indisponibilità a trattare con il centrodestra fino a quando il nome dell'ex cavaliere sarà ufficialmente o ufficiosamente in campo.

"Finché c'è Berlusconi di mezzo - è la linea - tutte le aspirazioni da grande mediatore di Salvini sono mortificate". I dem sono gli unici che non hanno chiuso la porta al nome di Mario Draghi per il Quirinale ma chiedono che, fosse quella la strada, la trattativa per il Colle sia contestuale a quella per il successore dell'ex presidente Bce a palazzo Chigi. "Quello che non possiamo permetterci - è il refrain - è indebolire o addirittura fare a meno di uno statista del calibro internazionale di Draghi, che sia al Governo o al Quirinale". E' in questa direzione, quindi, che al Nazareno non ha suscitato irritazione alcuna la proposta rilanciata dai Giovani Turchi di Matteo Orfini per un Mattarella Bis. "Se fosse praticabile sarebbe assolutamente in linea, ma guardando ai dati di realtà rischia di essere velleitaria", è il ragionamento.

Uno stop alla corsa verso il Colle di Mario Draghi continua ad arrivare invece dal centrodestra. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi si vedranno con ogni probabilità venerdì 14.

La linea resta quella di procedere nel segno dell'unità. La candidatura del leader di FI con ogni probabilità non verrà ufficializzata, ma la volontà dell'ex Cav di giocarsi tutte le carte a partire dalla quarta votazione (quando sarà sufficiente il voto del 50% più uno dei grandi elettori) resta e "non ha piani B". "Se Draghi va al Quirinale non esistono figure alla sua altezza in grado di guidare il Governo", ribadiscono gli azzurri, allontanando ogni ipotesi di 'maggioranza Ursula' nel caso si arrivasse a un nuovo Governo.

Dal Carroccio, intanto, si ribadisce pieno sostegno a Draghi. "Matteo Salvini non sta progettando alcuna uscita dal governo: la Lega intende rimanerci, con Mario Draghi a Palazzo Chigi, per completare il lavoro", viene fatto filtrare. In quest'ottica - è la sottolineatura - va letta anche la campagna sulle bollette e (in prospettiva) sul nucleare pulito di ultima generazione: "il partito è al lavoro su dossier urgenti e che toccano nel vivo famiglie e imprese. Certo, è necessario un cambio di marcia su alcuni temi a partire dall'immigrazione".

Nessuna volontà di competere con FdI dall'opposizione: "La Lega - è la linea - è un partito con una radicata tradizione di governo: amministra da decenni centinaia di comuni e regioni importanti, e quando Matteo Salvini è stato vicepremier e ministro la Lega ha saputo raddoppiare i consensi nel giro di un anno", viene fatto notare dal Carroccio. Attenti osservatori di quel che accade nel centrodestra, poi, sono i centristi. Matteo Renzi potrebbe incontrare a inizio settimana prossima Luigi Brugnaro e Giovanni Toti, leader di Coraggio Italia. "Il lavoro sui gruppi è in corso", viene ribadito.

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