romanzo quirinale

Il Colle dei veleni. M5S spaccato, Pd agitato per la proposta di un Mattarella-bis

Luigi Frasca

L'idea della corrente dem «Giovani turchi» è di portare la proposta del Mattarella bis alla riunione Pd della direzione e dei gruppi parlamentari del 13 gennaio. La mossa del deputato Matteo Orfini, leader della corrente in questione, scompiglia le carte al Nazareno. Ma Nicola Oddati della direzione nazionale del partito non ci sta: «Lo dico con affetto a Orfini e Verducci, ma che le aree politiche del Pd annuncino posizioni precostituite sull'elezione del presidente della Repubblica prima della riunione della direzione convocata per il 13 gennaio e prima di avere ascoltato la relazione del segretario, è proprio sbagliato». L'invito di Oddati è chiaro: «Entriamo nella discussione come ci ha chiesto di fare Letta: con serietà, rigore e spirito realmente unitario». Che la proposta di un Mattarella bis sia un sogno accarezzato solo dalla corrente di Orfini nell'orbita dem, in fin dei conti, è tutto da vedere. Resta il fatto che per una conferma al Quirinale dell'attuale capo dello Stato non tifano solo i «Giovani turchi».

 

  

 

Anche i senatori del M5S hanno già espresso questo desiderio. Una presa di posizione che ha scatenato l'ironia del leader di Italia viva, Matteo Renzi. Nella sua enews, infatti, ha scritto: «E dire che Conte aveva appena annunciato, con grande enfasi, che i Cinque Stelle avrebbero sostenuto la candidatura di una donna. Spero che qualcuno ricordi a Conte che Mattarella si chiama Sergio. Ma, battute a parte, la verità è che Conte nei Cinque Stelle non controlla più niente». Secondo Riccardo Ricciardi, vicepresidente M5S, «la partita per il Quirinale non può essere slegata da quella sul Governo. Le forze devono sancire un patto che garantisca la stabilità: deve essere un accordo che porti a un'elezione celere e di una personalità di alto profilo istituzionale. Non possiamo permetterci lo spettacolo di un Parlamento incapace di eleggere un Capo dello Stato per molte sedute di seguito. La gente non capirebbe». Intanto, nel campo del centrodestra, il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, è ottimista su Silvio Berlusconi: «Il gruppo Misto sarà determinante, li abbiamo già contattati. Dalla quarta votazione possiamo farcela». La sua figura resta ingombrante per i big della coalizione, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. E c'è chi come la capogruppo dem alla Camera, Debora Serracchiani, sostiene che quella del Cavaliere al Quirinale «sarebbe una candidatura divisiva, tale da portare le lancette dell'orologio all'indietro».

 

 

Ma c'è chi usa parole molto più dure sull'ex Cavaliere. Sono gli esponenti di quella sinistra che ha sempre attaccato Berlusconi. Come l'attore e regista Moni Ovadia: «Se questa ipotesi si realizzasse, finalmente anche chi ancora nutrisse qualche dubbio capirebbe definitivamente cosa è l'Italia oggi, ovvero un Paese che può rispecchiarsi perfettamente in tutto ciò che Berlusconi rappresenta: l'emarginazione dei valori della Costituzione, la marginalità della politica rispetto agli affari, la liceità di qualsiasi atto contro il bene pubblico, le leggi che contano solo per gli altri e non per noi stessi». Va oltre il fotografo Oliviero Toscani, che evoca addirittura la guerra civile: «Sono disgustato solamente a sentire una roba simile. Smettiamo di fare i burattini. Ci sarà la guerra civile, non è possibile, è la più grossa barzelletta che si possa raccontare agli italiani, la più grande stupidaggine che possiamo fare come Paese. È incredibile, ma io mi domando: ma che Paese siamo? Solamente a proporre una figura simile, inguardabile, condannato, bunga bungista. È un Paese imbecille solamente a pensare una cosa così. Ha rovinato l'Italia, ha fatto diventare l'Italia un Drive-In».