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Maretta nel governo sullo smartworking. Doppio fuoco d'accuse contro Renato Brunetta

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Renato Brunetta ha detto no allo smartworking negli uffici della pubblica amministrazione, causando un vespaio di polemiche interne al governo per la decisione di non prendere una dura posizione sulle misure anti-Covid. Oltre alla profonda scissione sul tema dell’obbligo vaccinale dentro all’esecutivo guidato da Mario Draghi c’è da registrare il fuoco del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle sul ministro di Forza Italia. “Caro Ministro Renato Brunetta, ho avuto modo di dirlo già in un confronto tra noi e lo ripeto: l’ostinazione ideologica contro lo smartworking dei lavoratori pubblici è fuori dal tempo, una grande occasione persa e un errore nella gestione dell’emergenza” l’affondo su Twitter di Marianna Madia, esponente del Partito Democratico ed ex ministra proprio della Pa.

 

 

Dalle fila del Movimento 5 Stelle ad affondare su Brunetta è ancora un’altra ex ministra della pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, che aveva tale incarico nel secondo governo Conte. Adesso la titolare delle Politiche giovanili punzecchia il compagno di governo: “Ho fatto parte del governo che per primo ha dovuto fronteggiare la pandemia in Italia e ho fatto parte del primo esecutivo che decise, circa un anno fa, sulla necessità di coniugare sicurezza, prevenzione e tutela dell'economia. E ce l'abbiamo fatta. Si tratta di un obiettivo ambizioso, non facile da raggiungere e questo governo lo sta perseguendo con ogni sforzo, cercando di garantire l'equilibrio tra sicurezza ed economia. Ma il punto non è pensare che l'una non possa convivere con l'altra. Per questo fatico a comprendere l'ideologia che contrasta lo smartworking laddove nel lavoro è possibile, così come sarebbe incomprensibile impuntarsi nel non applicare ogni misura utile ad arginare una situazione che non può più ammettere esitazioni”. 

 

 

“Non basta - continua la Dadone - trincerarsi dietro la mera ‘concessione’ di ampia flessibilità data dalle disposizioni di legge ad ogni amministrazione di ricorrere a questa modalità organizzativa. La Pa, per non parlare delle realtà private, ha già dato dimostrazione di saper coniugare il lavoro agile con la performance lavorativa. Sostenere che l'economia non possa girare con un pubblica amministrazione in lavoro agile significa mentire sapendo di mentire. Fare di tutto per disincentivarne il ricorso non ha alcun senso, tanto più in questo delicato momento storico. L’Italia è stato il Paese capofila nel mondo nel 2020, abbiamo reagito con precisione e tempestività - rivendica la ministra grillina -. Il mondo del lavoro pubblico e quello privato hanno fatto un salto in avanti e con essi il sistema di organizzazione della vita privata. Siamo distanti anni luce da quelle prime timide disposizioni che parlavano di ‘conciliazione tra lavoro e vita privata’…. L'Europa ci ha seguito - conclude la Dadone -. Oggi Paesi come la Francia stanno puntando sullo smartworking per contenere la corsa del Covid, l'Italia cosa farà? Tornerà capofila avendo già un ampio bagaglio esperienziale o resterà al fondo a guardare?”.

 

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