parte il tiro al cav

Un macigno sulla strada tra Berlusconi e il Quirinale, Pasquino sgancia la bomba Pnrr. E gela pure Draghi

C'è un vero e proprio macigno sull'elezione di Silvio Berlusconi a presidente della Repubblica. Almeno secondo il politologo Gianfranco Pasquino che lunedì 3 gennaio a Omnibus, il programma di La7, ha aggiunto una nuova chiave di lettura alle incognite sulla strada per il Quirinale delineate da Marzio Breda, quirinalista del Corrriere della Sera. Insomma, il tiro al Cav dopo il discorso di fine anno di Sergio Mattarella è già partito. 

 

  

Si parte dalle questioni di principio, ovvero sul ruolo del capo dello Stato e i suo legame con le Aule. "Non credo che il Parlamento debba essere controllabile.  Quando si vota su una persona contano le valutazioni, contano le posizioni, contano le preferenze dei singoli parlamentari. Non gradirei in nessun modo un Parlamento controllabile da qualcuno. E questo naturalmente rende l'elezione imprevedibile ma non del tutto, perché ci sono naturalmente una serie di preferenze precedentemente espresse e anche abbastanza chiaramente" dice Pasquino. I tema sono le "trattative" sul voto del Quirinale. "C'è questa campagna acquisti da parte di Berlusconi, ci sono incentivi, ci sono naturalmente alcuni pericoli, uno dei quali ovviamente, comprensibilmente e anche legittimamente è quello che i parlamentari vogliono evitare, ovvero le elezioni anticipate, visto che si può andare avanti fino al  marzo 2023" commenta il politologo.

 

"Ma tutto questo è una normale dialettica parlamentare", commenta facendo l'esempio del 1992. "Allora c'era un problema molto grande: c'erano tre candidati, si cui due sicuri. Uno era Andreotti che ugualmente aveva potenti mezzi di persuasione, l'altro era Forlani che era il segretario della Democrazia Cristiana. E il terzo era Craxi che era indeciso: è questo è il mio momento per il Quirinale o è meglio restare a capo del governo? Ma aveva bisogno di un presidente che gli desse l'incarico". Per Pasquino la situazione era delicata e fu "risolta tragicamente ma non imprevedibilmente. Perché venne eletto Scalfaro, presidente della Camera. E sappiamo che insieme alla presidenza del Senato è una carica più vicina alla presidenza della Repubblica". 

 

Tornando a Berlusconi e all'identikit del capo dello Stato tracciato da Mattarella nel suo discorso di fine anno, il politologo tira fuori una questione ancora non emersa nel dibattito. "Il presidente ha delineato vari aspetti, tra cui la necessità di spogliarsi delle proprie appartenenze, tanto che lui quando è stato eletto e lui era già giudice costituzionale. Serve uno spazio cuscinetto. Anche per Draghi, il passaggio da premier a presidente è delicato, più di quello che si ritenga. Un altro elemento è proteggere ruolo e prerogative della presidenza. La promessa sulle elezioni è invece uno scambio. Il problema di Berlusconi - arriva al punto Pasquino - non è l'appartenenza, è lui che ha creato il centrodestra". E allora quale? Il Cavaliere "ha un conflitto di interessi gigantesco, C'è un Pnrr nel quale le imprese di Berlusconi saranno impegnate, non si può eleggere un presidente con un conflitto di questo genere. Questo lo vedono gli europei, non lo vediamo noi?".