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È l'ora del presidenzialismo: il presidente sia eletto dal popolo

Francesco Storace
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Questa volta non ce la facciamo, ma la prossima? La scelta del successore di Sergio Mattarella potrebbe essere vincolante anche per una riforma presidenzialista della Costituzione, per dare finalmente al popolo sovrano lo scettro della decisione. Si comincia nuovamente a discutere del coinvolgimento dei cittadini della scelta dell'inquilino del Quirinale, e finora era una questione prerogativa solo di alcuni settori della destra italiana. Ma una frase pronunciata nei giorni scorsi da Matteo Salvini è indicativa: «Il prossimo Presidente della Repubblica sia l'ultimo scelto dal Palazzo». Il leader della Lega, interpellato ieri da Il Tempo, ha detto che «sul presidenzialismo depositiamo un progetto di legge». Che non sarà decisivo per l'elezione programmata a Camere riunite con i rappresentanti delle regioni in questo mese, ma può diventare una traccia per il futuro. Politicamente, può anche voler dire ancorare la decisione sulla candidatura al Quirinale da lanciare in queste settimane a una sorta di impegno programmatico-costituzionale. Chi vuole avere i voti del centrodestra si impegni a non ostacolare una rapida riforma che consenta ai cittadini di scegliere il Presidente. Se queste fossero le volontà della coalizione si aprirebbero scenari impensabili fino a poco tempo fa.

 

 

 

Da questo punto di vista il centrodestra può rivendicare compattezza. Il presidenzialismo è nel Dna di Fratelli d'Italia e la posizione ribadita da Salvini non fa che rendere più agevole il percorso riformatore. Tanto più che la stessa Forza Italia, nel passato più recente, non ha mai mancato di affermare la sua vocazione per la scelta popolare del Capo dello Stato. Quindi, legare l'indicazione sul dopo Mattarella ad una personalità che non sia ostile a far partire subito la riforma costringerebbe lo stesso centrosinistra a fare i conti con una prospettiva normativa che è in vigore in molti paesi europei e occidentali. E certo nessuno può immaginare chissà quali pericoli per le istituzioni. La domanda che segue verte sui poteri che dovrà avere il Capo dello Stato eletto dai cittadini. Proprio Fratelli d'Italia ha depositato recentemente una proposta di legge costituzionale che disciplina il nuovo sistema elettorale per il Quirinale a poteri immutati. Una provocazione, magari, perché non sfugge agli stessi esponenti della destra la necessità di garantire al Colle poteri di governo: in Francia c'è l'esempio concreto.

 

 

Non c'è da avere paura di una rivoluzione istituzionale; in un Paese che elegge sindaci e governatori col consenso popolare non si capisce perché questo non possa valere per la più alta carica dello Stato. Continuare a riservare al Palazzo la decisione più importante per la Repubblica significa sottostare ai soliti giochi di bottega che da troppo tempo rappresentano la "politica". C'è invece bisogno di dar voce al popolo, soprattutto nel momento in cui si fa strada nel dibattito costituzionale la presa d'atto di un presidenzialismo di fatto. Ormai sempre più il Capo dello Stato non è solo un garante della Costituzione, ma è soprattutto un decisore sostanziale nella pratica di governo. E negarlo sarebbe davvero ipocrita. Basta un po' di coraggio. Rappresentare il popolo significa anche fidarsi della sua capacità di scelta.

 

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