i tormenti della sinistra
Massimo D'Alema ha già rotto il Pd. Il ritorno e i veleni su Renzi spaccano il partito
Non è la prima volta che Massimo D'Alema scuote sin nelle fondamenta il suo ex partito. Ma questa volta, l'aver parlato di «malattia nell'epoca renziana», mentre «ora il partito è guarito», in aggiunta all'ipotesi di un ritorno «a casa», più che sconcertare i dem suscita vera e propria «irritazione». E cala il gelo del segretario, che scandisce netto: «Il Pd da quando è nato, 14 anni fa, è l'unica grande casa dei democratici e progressisti italiani. Sono orgoglioso di esserne il segretario pro tempore e di portare avanti questa storia nell'interesse dell'Italia. Nessuna malattia e quindi nessuna guarigione. Solo passione e impegno», mette in chiaro Enrico Letta. Chiamato in causa da D'Alema, Matteo Renzi replica al vetriolo, con una non velata «stilettata» indirizzata ai dem: «Parole che si commentano da sole». Per poi aggiungere: «Un pensiero a chi è malato davvero, magari nel letto di un ospedale. E un abbraccio a chi sognava il partito dei riformisti e si ritrova nel partito dei dalemiani».
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E di fatti Teresa Bellanova è anche ai dem che si rivolge: le affermazioni di D'Alema dovrebbero «far trasecolare anche gli amici del Pd che di quella stagione- caratterizzata dallo sguardo verso il futuro - ne hanno fatto parte». D'Alema, nel brindisi di fine anno di Articolo 1 via zoom ha definito il percorso delle Agorà organizzate dal segretario Letta «il modo migliore per arrivare a una ricomposizione che appare necessaria». Ma Arturo Scotto, tra i fondatori di Articolo 1 e componente della direzione, chiarisce all'Agi: «Non è stato deciso nessuno scioglimento di Articolo 1 nel Pd». Scotto spiega che «con l'adesione alle Agora» del Partito Democratico stiamo dando il nostro contributo per riscrivere il programma del campo progressista, in primavera ci sarà il nostro congresso e i nostri iscritti decideranno«. Detto questo, «D'Alema ha ribadito delle cose importanti ma già note». Insomma, «è un dato acquisito la ricomposizione necessaria del campo progressista con Pd e M5s. Non c'è uno scioglimento di Articolo 1 nel Pd, e D'Alema non l'ha detto, serve invece la costruzione di un campo di forze necessario per vincere contro la destra». Non è solo il vertice dem a replicare a muso duro all'ex «compagno» di partito. A leggere le molte dichiarazioni, il sentimento di irritazione accomuna tutti.
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Durissima la presa di posizione di Base riformista: «Le parole rozze di D'Alema guardano al passato e rimestano rancori mai sopiti», afferma il coordinatore nazionale Alessandro Alfieri. Per l'ex capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, «D'Alema è un esperto di malattie, avendone vissute e provocate molte fin dai tempi del Pci-Pds». Quindi Marcucci rilancia: «Il Pd deve essere più ambizioso. La legislatura volge al termine. Ci sono le condizioni per un congresso costituente, dopo l'elezione del capo dello Stato? Io penso di sì». Perentorio Dario Parrini: «Le stantie polemiche sul passato tra leader del passato sconcertano gli elettori. Sono esche per piccole schiere di faziosi nostalgici e autoreferenziali», il Pd «necessita di progetti unitivi, non di rancori divisivi», conclude il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato. Anche Comunità democratica, l'area Pd che fa riferimento a Graziano Delrio e Debora Serracchiani, non ha gradito le affermazioni di D'Alema: «Più che la solita supponenza avremmo apprezzato un po' di autocritica - e magari anche le scuse per giustificare la volontà di rientrare nel Pd, lasciato con l'ambizione (già fallita) di fare un nuovo partito», dice Stefano Lepri.