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Mario Draghi al Quirinale, Dario Franceschini premier. L'ultimo sogno Pd per il post-Mattarella

Alberto Di Majo
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C'è chi spera ancora che alla fine Sergio Mattarella possa restare al Quirinale. Un'eventualità che sembra però improbabile soprattutto perché il Capo dello Stato sarebbe costretto a «piegare» il suo ruolo a esigenze politiche, cioè la sopravvivenza del governo di Mario Draghi. Un'interpretazione «strumentale» della Costituzione che il presidente della Repubblica ha sempre fuggito. Se c'è, invece, chi s' è detto contrario a un secondo mandato, nel Pd si fa strada un altro scenario: Draghi al Quirinale e Dario Franceschini a Palazzo Chigi. Il metodo l'ha lanciato il segretario Enrico Letta: la scelta del presidente della Repubblica deve essere legata a quella del futuro premier visto che l'unico nome su cui potrebbe crearsi un'ampia maggioranza è proprio quello di Draghi. Resta ancora sul tavolo l'ipotesi di un presidente del Consiglio «tecnico» la ministra Cartabia sarebbe preferita al collega Franco - ma la partita è complicata.

 

 

A pochi giorni dalla convocazione del presidente della Camera Roberto Fico del Parlamento in seduta comune, che dovrebbe essere fissata per il 24 gennaio, i giochi restano bloccati. Il centrodestra potrebbe anticipare il vertice al 7 gennaio ma la «candidatura» di Silvio Berlusconi ha di fatto rallentato le operazioni, in attesa di capire i numeri in campo (nei corridoi di Montecitorio si racconta comunque che l'ex premier avrebbe già conquistato una trentina di 5 Stelle). Dal canto suo, il leader del MoVimento, Giuseppe Conte, ha ribadito di voler puntare su una donna al Colle. Alla fine tutti faranno i conti con i numeri. Quello «magico» (dalla quarta votazione, in cui è sufficiente la maggioranza assoluta) è 505.

 

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