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La Ditta torna nel Pd e rovina i piani di Letta. Gelo per D'Alema e la "malattia renziana"

Gaetano Mineo
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Il Partito Democratico è guarito dalla malattia renziana, quindi gli esponenti di Articolo 1 possono tornare al Nazareno per una «nuova forza progressista». Un ingresso a gamba tesa quello di Massimo D’Alema, pronto a tornare in campo e a rendere ancora più insonni le già tormentate notti di Enrico Letta. Un ritorno con le idee chiare, quello dell’ex premier che senza mezzi termini silura la candidatura di Mario Draghi, invocando un compromesso politico sul Quirinale. "Bisogna fare in modo che venga fuori una soluzione che riapra il campo della politica, della sovranità della politica, anche se con un compromesso - ha detto D’Alema negli auguri di fine anno di Articolo 1 -. Dobbiamo riguadagnare il terreno della democrazia politica, a partire dalla elezione del presidente della Repubblica».

 

Per essere ancora più chiaro, ha sferrato un affondo a Draghi. «L’idea che il presidente del Consiglio si autoelegga capo dello Stato e nomini un alto funzionario del Tesoro al suo posto mi sembra una prospettiva non adeguata per un grande Paese democratico come l’Italia, con rispetto per le persone» ha sbottato l’ex segretario Dem, sull’ipotesi del premier al Colle e Daniele Franco a Palazzo Chigi. Poi ha rimarcato di essere pronto a tornare al Nazareno. «Il mio augurio è che si faccia un passo decisivo in avanti per la ricostruzione di una grande forza progressista - ha aggiunto -. Alla fine non sarà il partito che volevamo noi, ma vale la pena di portare il nostro patrimonio nel contesto di una forza più grande». Tuttavia, D'Alema è convinto che «un certo percorso volge al termine e il dibattito delle Agorà è il modo migliore per arrivare con il confronto e una convergenza di idee a una ricomposizione che appare necessaria», ha puntellato l'ex premier.

 

Insomma, la Ditta torna a casa, perché sulle orme di D’Alema ci sono, tra gli altri, Pierluigi Bersani e Roberto Speranza. «Se si fa la sinistra noi ci siamo» era stato il grido di battaglia con cui Art. 1 aveva aderito alle «agorà democratiche» lo scorso novembre. E più di un osservatore politico è convinto che la piattaforma del Pd per raccogliere proposte dal basso sia stata un comodo autobus per far rientrare al Nazareno Bersani e i suoi compagni. Come dire, uno strumento per spostare il partito a sinistra. L’ex premier, tuttavia, non ha rinnegato il suo percorso degli ultimi anni: «Avevamo ragione sulla deriva disastrosa del Pd, la principale ragione per andarcene era una malattia che fortunatamente è guarita da sola ma c'era. Pochi oggi potrebbero negare la fondatezza del giudizio sul rischio che quel partito cambiasse completamente natura nell'epoca renziana». Quanto basta per far saltare in aria il presidente di Italia Viva Ettore Rosato. «Massimo D’Alema annuncia che intende rientrare nel Pd perché questo ormai è guarito dalla malattia, cioè da chi come me pensava di poter farne un partito riformista - scandisce il deputato renziano -. Al di là della gentile poesia utilizzata, tanti auguri al Pd! Tra questo rientro e l’alleanza strategica con Conte, Bonafede e Toninelli sono contento che il nostro futuro sia altrove».

 

La sparata di D’Alema, genera anche malumori all’interno dello stesso Pd. «D'Alema - della cui intelligenza ho sempre avuto grande rispetto - avrebbe definito il Pd dell’epoca renziana come affetto da una "malattia" dalla quale sarebbe poi "guarito" - ha replicato su Twitter il deputato del Pd Filippo Sensi all’ex premier -. Non faccio mai polemiche, figurarsi qui e con personalità insigni». Ma l’esponente Dem non perde l’occasione per sferrare un colpo basso all’ex premier: «Da democratico e oggi da parlamentare democratico, siccome ci sono stato e sono orgoglioso e grato di quella stagione e del mio partito prima, dopo e durante, trovo davvero offensivo e sbagliato definire gli avversari politici come malattie».

Ricordiamo che la scissione dal Pd, da parte della Ditta, è avvenuta a febbraio del 2017, nel corso di una riunione nell’ufficio di Speranza. Oltre all’attuale ministro della Salute, lasciavano il Nazareno Bersani con una quindicina di senatori e una ventina di deputati. Dicevano addio al Pd anche Massimo D'Alema ed Enrico Rossi. Le loro strade subito si incroceranno con quelle di una pattuglia di ex Sel. Da qui, il battesimo in parlamento di Articolo 1 - Movimento democratici e progressisti. Da allora e per un po’ di anni, tra D’Alema-Bersani e Renzi è stato un continuo scambio accuse. «È stato il rottamatore a rompere tutto. Non siamo stati noi. Ha distrutto il Pd, lo ha svuotato di contenuti democratici e ne ha completamente svilito l'ispirazione ideale e politica» è uno dei tanti sfoghi di D’Alema.

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