La partita Quirinale e la paura dei partiti di bruciare Mario Draghi: così precipita l'Italia, scenario tragico
L'approvazione definitiva della manovra (domani approderà nella commissione Bilancio della Camera per poi arrivare in aula il 28 per un'approvazione 'last minute'); il discorso di fine anno del Capo dello Stato agli italiani, l'ultimo di Sergio Mattarella, che sia i leader di partito che i 1.007 grandi elettori ascolteranno attentamente nell'attesa di trovare ulteriori conferme a quel no al bis ripetuto già tante volte o nella speranza di intravedere possibili sorprese o spiragli inaspettati; poi, con la lettera di convocazione del Parlamento in seduta comune che Roberto Fico invierà il 4 gennaio, la partita Quirinale entrerà ufficialmente nel vivo.
Berlusconi ha i numeri per vincere, ma occhio ai franchi tiratori nel centrodestra
In questi giorni di festa le posizioni in campo restano praticamente ferme. Dopo la 'rotta' tracciata da Mario Draghi, che ha chiesto unità e rapidità nell'elezione del presidente della Repubblica, considerando praticamente concluso il suo compito a palazzo Chigi, i segretari studiano il da farsi. 'Bruciare' il nome dell'ex presidente Bce significherebbe di fatto far precipitare l'Italia - il 'Paese dell'anno 2021', almeno per l'Economist - in una nuova crisi di credibilità, con la guerra contro il Covid ancora da vincere e quando ci sono da spendere i fondi in arrivo dal Pnrr. E se lo scenario appare tanto tragico da sembrare quasi irreale, a sentire radio Transatlantico non è poi così improbabile. Il centrodestra, infatti, non ha gradito la 'fuga in avanti' che sa di 'autocandidatura' del premier.
Gli ostacoli per Draghi verso il Quirinale stanno nel Cinque stelle
Se Silvio Berlusconi, infatti, con Draghi in campo vede scendere le già risicate possibilità di trasferimento all'ex palazzo dei Papi, Matteo Salvini - se Draghi andasse al Quirinale - si troverebbe nell'imbarazzo di dover sostenere un governo 'fotocopia' di quello attuale senza però lo standing assicurato da mr 'whatever it takes'. Giorgia Meloni, in questo senso, chiede garanzie agli alleati, così come - dal canto suo - fa l'ex Cavaliere. I tre si rivedranno a inizio gennaio per un nuovo vertice, ma nell'attesa il leader della Lega - che oggi, ha fatto sapere, ha sentito il premier per gli auguri e il nodo caro bollette - tiene viva la sua rete di contatti. "Ci sto lavorando anche in questi giorni e in queste ore -dice - contattando anche i miei colleghi segretari. Conto che la politica dimostri concretezza e rapidità nelle scelte". Anche a sinistra le acque sono, allo stesso tempo, ferme ma agitate. Se, infatti ai piani alti del Nazareno hanno, di fatto, preso atto della prospettiva tracciata dall'attuale premier, le truppe dem sono in agitazione. Enrico Letta riunirà giorno 13 la direzione e i gruppi parlamentari Pd, anche se costanti sono incontri e contatti con Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Il presidente M5S sa di dover in qualche modo coinvolgere le truppe per non rischiare ribellioni. E in ogni caso i franchi tiratori restano in agguato in tutti i partiti. Diversi gli appelli al presente per evitare crisi future.