no a draghi e berlusconi
Quirinale, Giuseppe Conte prepara la sorpresa a Enrico Letta: M5S pronto a votare con il centrodestra
Il Movimento 5 Stelle tende la mano al centrodestra sul Quirinale. “La verità è che tutti quanti ci utilizzavano come alibi per dire no a questo e a quell'altro: non piaceva a loro e dicevano ‘eh ma poi i 5 Stelle non ci stanno…'. Ora il giochino è finito: non siamo più quelli di ‘Ro-do-tà, Ro-do-tà’”, lo sfogo raccolta da Repubblica di uno dei fedelissimi di Giuseppe Conte, che ha fatto capire come i grillini abbiano cambiato strategia per il Colle. L’idea di Conte è di dimostrare maggiore disponibilità, anche verso la coalizione di centrodestra, a patto che il nome su cui si converga non sia quello di Silvio Berlusconi o in alternativa quello di Mario Draghi. Il doppio no è netto e la preferenza è per una donna.
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L’idea di appoggiare Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia lascia ovviamente di stucco l’alleato Pd di Enrico Letta. Giuseppi vuole avere un ruolo nella partite del Quirinale e ha sottolineato questo concetto: siamo il primo gruppo parlamentare e siamo pronti a fare un accordo trasversale. I numeri pendono l’ago della bilancia verso Giorgia Meloni e Matteo Salvini e dentro il M5S nessuno vuole uscire con una brutta figura dalla votazione per eleggere il successore di Sergio Mattarella. “Allora a questo punto siamo pronti anche a votare Maria Elisabetta Casellati?” dice uno dei pentastellati, con Conte che non ha preclusioni verso nessun nome, compresi quelli di Giuliano Amato e Letizia Moratti.
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“Metti un 15-20 parlamentari che si macerano per dissidi politici, metti un numero simile di delusi per non essere stati premiati con un posticino nei comitati del partito varati da Conte, mettici quelli che da tempo non danno le restituzioni e che con la giusta offerta potrebbero votare chiunque... Al voto segreto rischiano di mancare all'appello 60 voti” il ragionamento di un grillino, che evidenzia così la possibile spaccatura interna. E Conte, nonostante i capricci, vuole che Draghi resti a Palazzo Chigi, perché sarebbe difficile serrare i ranghi ed evitare altre fughe: i numeri di una fiducia ad un nuovo governo sarebbero ridotti. E resta sempre viva l’incognita Luigi Di Maio, che a parole fa sapere di restare fuori dalle trame di Palazzo. Una rassicurazione di cui i contiani si fidano poco.