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Licenziò l'assistente, confermata la condanna a 70mila euro per l'ex deputato M5S Paolo Bernini

Valeria Di Corrado
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«L'epilogo della mia vicenda dovrebbe far prendere coraggio ai miei colleghi, spronandoli a denunciare». C'è un ex collaboratore parlamentare che, dopo due gradi di giudizio, è riuscito a ottenere la condanna definitiva di un ex deputato per averlo ingiustamente licenziato. Lorenzo Andraghetti, militante bolognese della prima ora dei meet up di Beppe Grillo, era stato assunto il 12 giugno 2013 dall'allora onorevole Paolo Bernini (M5S) come suo assistente, con un contratto a tempo determinato con scadenza al termine della legislatura: «Facevo l'addetto stampa, curavo i suoi social, scrivevo le interrogazioni e perfino una legge, insomma, tutto quello che fanno i collaboratori parlamentari». Il 6 agosto 2015 il deputato grillino gli aveva comunicato di voler interrompere il rapporto di lavoro, di lì a due mesi. «Inizialmente mi ha detto che doveva licenziarmi perché, occupandosi della difesa degli animali, preferiva avere a che fare con persone che appoggiassero la sua causa vegana e io, non essendolo, non potevo capire fino in fondo questa sua battaglia - aveva spiegato Andraghetti in un servizio tv delle "Iene" - Fu una scusa per licenziarmi, in realtà scoprii che c'erano state delle pressioni dall'alto, da parte di altri onorevoli pentastellati, forse perché esprimevo delle espressioni leggermente discordanti rispetto alla linea generale del Movimento 5 Stelle».

 

 

L'8 febbraio 2016 Andraghetti ha citato in giudizio Bernini. Con sentenza del 12 aprile 2017, il Tribunale di Roma ha stabilito che il contratto del collaboratore aveva «chiaramente natura subordinata». Il giudice del lavoro ha dichiarato «l'inefficacia del licenziamento», in quanto non era stata «specificata alcuna motivazione» e ha condannato l'allora deputato al «risarcimento del danno pari alle retribuzioni maturate dal ricorrente dal 5 ottobre 2015 sino alla fine della corrente legislatura»: circa 70mila euro. Bernini non ha pagato subito, tanto che Andraghetti ha chiesto e ottenuto dalla Camera il pignoramento del rimborso mensile di 3.690 euro concesso per le spese «per l'esercizio del mandato».

 

 

Nel frattempo, il 15 luglio scorso la Corte d'appello di Roma ha confermato la sentenza di primo grado. «Mi deve ancora 20mila euro-precisa Andraghetti- Nel frattempo mi ha querelato due volte per diffamazione per i servizi tv delle Iene e una volta per il presunto furto di un pc. Tutti procedimenti penali che sono state archiviati. La mia storia dimostra che bisogna denunciare i soprusi. So che può sembrare un'utopia, ma se i collaboratori scioperassero si paralizzerebbe l'attività delle Camere. Molti onorevoli, infatti, sono analfabeti dei procedimenti parlamentari, non sanno manco scrivere un'interrogazione».

 

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