rebus quirinale

Draghi prova ad affossare il sogno Quirinale di Berlusconi. Il messaggio a peones e franchi tiratori

"Se la maggioranza si rompesse sull'elezione del Presidente della Repubblica, potrebbe mai ricomporsi magicamente il giorno dopo sul governo?". Con questa domanda retorica - dall'ovvia risposta negativa - il capo del governo Mario Draghi prova ad affossare la corsa al Quirinale di Silvio Berlusconi.

 

  

Il leader di Forza Italia, infatti, difficilmente avrebbe i voti per il Colle da tutti i partiti dell'attuale maggioranza. Di fatto, nella conferenza stampa di fine anno di mercoledì 22 dicembre dall'Auditorium Antoniano, Draghi spiega che con il Cavaliere alla presidenza della Repubblica il suo governo sarebbe finito. E manda un messaggio implicito ai "peones" timorosi di perdere il posto in Parlamento: "Guardate che non è vero che se mi eleggete al Quirinale la legislatura finisce. Semmai è vero il contrario...". I franchi tiratori sono avvisati.

 

"Le domande sul mio futuro? Non è che non mi piacciono, è che non ho risposte. L’importante è vivere il presente. Questo governo ha lavorato sul presente, senza chiedersi cosa c’è nel futuro" risponde Dragi ai cronisti che provano a tirargli fuori, invano, l'affermazione netta. "Questo esecutivo ha fatto molto di quel che era stato chiamato a fare. Fondamentale è stato il sostegno delle forze politiche. I miei destini personali non contano assolutamente niente. Non ho particolari aspirazioni di un tipo o dell’altro, sono un uomo, se volete un nonno, al servizio delle istituzioni" dice il premier. 

 

Ora è da capire come si regolerà Berlusconi dopo questa uscita del premier. Potrebbe decidere di andare avanti nella sua candidatura, anche a costo di mettere a rischio il prosieguo dell'attività del governo. Oppure potrebbe essere lui stesso a proporre Draghi, in modo da essere comunque il "regista" del nuovo scenario. Conteranno gli umori e la ambizioni del Cav. Per lo meno, da oggi la situazione ai blocchi di partenza per il Colle è più chiara.