Assistenti sfruttati dai parlamentari, ora si cambia. Nuovi contratti e più tutele dopo l'inchiesta
Arriva uno spiraglio di luce per i collaboratori parlamentari, costretti a vivere spesso in una condizione di sudditanza, alla mercé dei capricci di deputati e senatori, sotto la minaccia di essere cacciati. Quasi sempre sono inquadrati con contratti atipici, pagati in nero o con stipendi da fame; licenziati in tronco senza motivo o addirittura durante il blocco dei licenziamenti voluto dal governo per l'emergenza Covid. Ieri, dopo l'inchiesta pubblicata da Il Tempo sul Far West degli «onorevoli» datori di lavoro, è stato approvato dal Senato un ordine del giorno che «invita il consiglio di Presidenza e il collegio dei senatori questori a valutare l'opportunità, di concerto con l'ufficio di Presidenza della Camera dei deputati e il collegio dei deputati questori, di proseguire nelle attività volte a disciplinare il rapporto di lavoro fra senatore e collaboratore». In particolare, si propone di modificare l'assetto normativo prevedendo che: «siano individuati uno o più schemi contrattuali standard, a tempo pieno o a tempo parziale»; «il rapporto di lavoro intercorra direttamente tra senatore e collaboratore e sia caratterizzato da natura fiduciaria»; sia garantita «una retribuzione proporzionata alla rispettiva quantità e qualità del lavoro prestato»; «siano pubblicati annualmente sul sito del Senato della Repubblica i dati aggregati delle singole tipologie contrattuali dei collaboratori parlamentari in servizio».
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Al momento, infatti, sono stati pubblicati (lo scorso luglio) esclusivamente i dati dei collaboratori della Camera: sono 488 e solo il 24% di loro ha un contratto subordinato; gli altri sono inquadrati come lavoratori autonomi o con contratti di collaborazione. Per quanto riguarda il Senato, Il Tempo ha appreso che i collaboratori contrattualizzati in questa legislatura dai senatori sono 194, ma non è dato sapere con quale tipologia di contratto. «L'ordine del giorno approvato dal Senato su mia iniziativa- spiega il senatore Fabrizio Trentacoste, componente del direttivo M5S a Palazzo Madama - ha l'obiettivo di giungere ad una disciplina organica che dia piena dignità a questi lavoratori indispensabili per il nostro lavoro di parlamentari, disponendo che sia il Senato ad assumerli per la durata della collaborazione fiduciaria».
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«L'impegno assunto dal Senato, che stride con l'indisponibilità dei questori ad incontrare l'Aicp durante la seduta - spiega José De Falco, presidente dell'Associazione italiana dei collaboratori parlamentari - va nella direzione da noi auspicata, ovvero di prevedere che il rapporto di lavoro tra senatore e collaboratore resti di natura fiduciaria, ma che gli oneri relativi all'assunzione siano a carico del Senato, così da garantire una retribuzione proporzionata al lavoro prestato. Un analogo impegno era stato assunto dalla Camera nei mesi scorsi durante l'approvazione del bilancio interno, ma è necessario che a questi passaggi faccia seguito una delibera degli uffici di Presidenza che formalizzi la disciplina del rapporto di lavoro dei collaboratori. Solo così si porrà fine alle tante situazioni di abuso che, non solo calpestano i diritti di tanti onesti lavoratori, ma ledono l'immagine dell'istituzione parlamentare stessa».