La collaboratrice cacciata dalla senatrice del Movimento 5 Stelle. Ma c'era il blocco dei licenziamenti
Dopo aver votato a favore della legge per il blocco dei licenziamenti durante l'emergenza Covid, ha licenziato in tronco la sua collaboratrice appena rientrata dal congedo per maternità, in piena pandemia. Una senatrice del Movimento 5 Stelle è stata citata in giudizio davanti al Tribunale di Roma dalla sua ex assistente per aver interrotto il rapporto di lavoro senza preavviso e violando la normativa voluta dal governo e convertita in legge dal Parlamento. La lavoratrice-madre (non ha compiuto ancora trent' anni) è stata licenziata lo scorso 22 luglio con decorrenza immediata; aveva un contratto di lavoro di tipo subordinato a tempo parziale. «Dopo un anno dalla nascita del figlio, la mia assistita è tornata regolarmente in servizio, ma è stata licenziata per ragioni organizzative. Peccato che nel frattempo era intervenuto il blocco-Covid - spiega l'avvocato Fabio Santori, legale di fiducia dell'Associazione italiana collaboratori parlamentari. La senatrice ha ritenuto di non aver più bisogno della figura di un'assistente per Roma, che è un po' paradossale, considerato che l'attività di un parlamentare si svolge prevalentemente nella Capitale. Fa specie che lo stesso soggetto, da un lato abbia convertito in legge i decreti sul blocco dei licenziamenti e dall'altro sia ricorso a questa causale».
Il precedente che ha fatto scalpore riguarda l'ex presidente della Camera Laura Boldrini. La sua assistente parlamentare, Roberta, aveva spiegato lo scorso marzo: «Il mio ruolo era anche quello di pagare gli stipendi alla colf, andarle a ritirare le giacche dal sarto, prenotare il parrucchiere. Praticamente facevo anche il suo assistente personale, che è un altro lavoro non dovuto». La Boldrini, però, aveva corretto il tiro: «Con me non si è mai lamentata. Vivo sola, mia figlia è all'estero, non mi muovo in autonomia avendo una tutela. Se prenotava il parrucchiere? Può essere capitato. Si occupava anche delle visite mediche. Gestiva la mia agenda e così riusciva a incastrare questi impegni con quelli pubblici».
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