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Il centrodestra fa la prima mossa sul Quirinale. Matteo Salvini: non metto veti

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La partita della corsa al Quirinale rischia di trasformarsi anche in un effetto domino sugli equilibri dei partiti e di influire sui giochi delle alleanze. Se il centrosinistra viaggia in ordine sparso con la stella polare del «no» a Silvio Berlusconi ribadito più volte da Enrico Letta e Giuseppe Conte, per il centrodestra l'elezione del nuovo presidente della Repubblica potrebbe incidere sul futuro della coalizione. Anche se a parole i leader predicano calma. I rumors secondo cui il Cavaliere sarebbe pronto a rompere se gli alleati affossassero la sua candidatura al Quirinale raccontano uno scenario «inverosimile». Ne è convinto il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani. «Qualora dovesse esserci un'accettazione di candidatura da parte di Berlusconi - specifica - il centrodestra compatto com' è sempre stato lo sosterrebbe». In attesa che l'uomo di Arcore sciolga la riserva, per il centrodestra la posta in gioco resta alta. Il leader della Lega, Matteo Salvini, da Milano risponde a Maurizio Lupi, presidente di Noi con l'Italia, che lo spingeva a «convocare quanto prima un vertice di tutte le forze della coalizione per presentarsi uniti all'appuntamento e poter poi dialogare con le altre forze parlamentari». Ecco le parole del segretario del Carroccio: «Chiederò agli amici del centrodestra di incontrarci settimana prossima e di parlarne intorno a un tavolo. Sto lavorando perché si scelga bene e in fretta, senza escludere nessuno». L'obiettivo è cercare di trovare al più presto una linea comune di tutta la coalizione, senza preclusione sui nomi. «Io non metto veti nei confronti di nessuno e tutti hanno titolo di presentarsi», ribadisce Salvini, pronto a vedere gli altri segretari di partito anche prima di Capodanno.

 

 

Certo è che il suo caloroso invito al premier, Mario Draghi, a rimanere a Palazzo Chigi fa ancora rumore. A questo proposito mette pepe il tweet rivolto a Pd e Iv del leader di Azione, Carlo Calenda: «Ecco. Almeno Salvini l'ha detto con chiarezza. Il che impone di trovare un candidato comune per la presidenza della Repubblica. Noi continuiamo a pensare che Cartabia sia la persona adatta». Attorno alla figura del presidente del Consiglio, invece, ruota anche il ragionamento della presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che insiste: «Draghi è una persona dotata di grande autorevolezza, ma oggi non ho gli elementi per dire come voterebbe Fratelli d'Italia davanti a una sua candidatura al Quirinale. Poi sia chiaro, per me le elezioni non sarebbero necessarie solo nel caso che Draghi andasse al Quirinale, ma in ogni caso, perché credo che il mandato del premier sia strettamente legato alla figura di Mattarella. Con un nuovo presidente della Repubblica si dovrebbe tornare a elezioni, chiunque egli sia».

 

 

Mentre il dem Enzo Amendola, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, fa presente che «al momento, vedo che sul nome di Berlusconi - non so quanto sia reale la candidatura - dalla mia parte non c'è assolutamente il consenso». E la senatrice del Pd, Valeria Fedeli, si esprime in questi termini: «Spero davvero in un riscatto della politica e che si crei la condizione per eleggere il nuovo o la nuova presidente della Repubblica già al primo scrutinio. Questo sì che sarebbe un segno di maturità e responsabilità nei confronti del Paese».

 

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