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"Chi si assume le responsabilità per gli effetti collaterali?". Così le big dei vaccino frenano la campagna su profughi

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Il programma Covax stenta a decollare perché le grandi aziende farmaceutiche non sono disponibili ad accollarsi la responsabilità di eventuali effetti collaterali. Responsabilità (economiche, in primi) che non possono assumersi neanche le Ong. E così i migranti stipati nei campi profughi restano senza dosi. Perché con loro si usa molta più prudenza rispetto a quella adottata con gli altri cittadini. In ultimo, persino con i bambini.

Lo svela Alessandro Rico su "La Verità" riprendendo un'inchiesta della Reuters. che ha citato personale e documenti interni di Gavi, l'«alleanza per i vaccini» che fa capo alla fondazione degli ex coniugi Gates. "A quanto pare, Covax ha messo in piedi uno stock «umanitario» di fiale che possono essere consegnate alle Ong e, quindi, somministrate agli ospiti dei campi profughi - scrive Rico -. Manca solo un dettaglio: non è previsto alcuno scudo giuridico per le case farmaceutiche. E siccome le associazioni di volontariato non possono assumersi un simile onere economico, ai migranti, che vivono ammassati nelle strutture d'accoglienza, tocca aspettare. Cosa? Evidentemente, che i governi, sui cui territori insistono tali ricoveri, offrano un ombrello a Big pharma". 

Non finisce qui. Perché le grandi aziende della farmaceutica hanno giustificato la loro ritrosia ad assumersi i rischi degli effetti collaterali "poiché - racconta "La Verità" - sarebbe difficile monitorare le reazioni avverse nei campi profughi, spiegano i rappresentanti di categoria, la gente potrebbe finire per addebitare alle inoculazioni anche patologie che, con esse, non hanno alcuna correlazione". Il ché potrebbe portare a un aumento dei contenziosi in tribunale e gettare ombre sulla sicurezza dei vaccini.

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