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Tamponi ai vaccinati, altro che europeista: così Draghi ha zittito la Ue

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Un premier europeista' Sì, ma non al punto di ignorare la necessità di proteggere l'Italia. Così Mario Draghi ha risposto picche ai leader continentali che chiedevano misure comuni contro il Covid e criticavano la scelta di Roma di imporre il tampone ai turisti vaccinati in arrivo nel Belpaese.

I capi di Stato e di Governo dell’Unione europea chiedono che le misure restrittive nazionali contro il Covid siano «coordinate» e soprattutto che «non danneggino il Mercato interno e la libertà di circolazione dei cittadini tra gli Stati». Su questo sono tutti d’accordo. Nonostante alcune perplessità per le fughe in avanti di Italia e Grecia (ma ancora prima, Irlanda e Portogallo). «Chiedere il tampone ai vaccinati è un’idea sbagliata e non ci aiuta ad aumentare le vaccinazioni», ha lamentato il premier lussemburghese, Xavier Bettel, al suo arrivo al Consiglio europeo a Bruxelles.

Ma al tavolo il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha spiegato le proprie ragioni portando i numeri italiani che ieri aveva già snocciolato al Parlamento. Ha ricordato le «135 mila persone decedute e il crollo pari al 9% del Pil». Draghi ha inoltre evidenziato i numeri elevati del tasso di vaccinazione nel Paese (83-85%; circa 500 mila terze dosi al giorno) e, in particolare, ha posto l’attenzone su come la variante Omicron sia per ora meno diffusa che in altri Stati membri. «Occorre mantenere questo vantaggio a protezione del nostro Sistema sanitario nazionale», ha detto il premier secondo quanto riferisce una fonte italiana.

«Questa la ragione alla base della decisione di far fare i test a chi entra in Italia. Il coordinamento a livello Ue deve essere guidato dal principio di massima cautela», ha esortato. «Il coordinamento è l’ossatura delle conclusioni del vertice odierno», ha spiegato un funzionario dell’Unione. «Non vi sono stati riferimenti diretti a nessun Paese o a qualche misura in particolare, ma il messaggio che abbiamo voluto inviare è chiaro», ha aggiunto. «Sono necessari sforzi coordinati continui per rispondere agli sviluppi basandosi su prove scientifiche, assicurandosi che ogni restrizione sia basata su criteri oggettivi e che non mini il funzionamento del Mercato interno e non danneggi in modo sproporzionato la libertà di movimento tra gli Stati membri o di viaggio all’interno dell’Unione», si legge nelle conclusioni del vertice (che erano già nella bozza prima del provvedimento italiano).

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