suppletive a roma
La Matone può fare l'impresa, nel collegio del Centro conoscono solo lei
Carlo Calenda ormai fa bau bau ma non morde. E così dopo aver tanto urlato contro il Pd, la candidatura nel collegio Roma 1 per sostituire alla Camera il neosindaco Roberto Gualtieri, non la presenta. A far da guastafeste nel duello tra la candidata del Pd Cecilia D’Elia e Simonetta Matone per il centrodestra proposta dalla Lega, sarà solo Valerio Casini per Italia Viva. Poi ci sono anche Potere al popolo e una lista civica.
Alle 20 di ieri, termine ultimo per le candidature, si è presentato solo il candidato di Renzi nello schieramento che lamenta la mancanza di dialogo col Pd. Che, favorito dalla desistenza dei Cinque stelle, avrà pensato di potersela giocare da solo. Ma le principali candidature rimaste in campo hanno comunque qualche elemento di curiosità da offrire all’elettorato, oltre le sigle di appartenenza. In elezioni suppletive, dove generalmente non si registra una larga affluenza, può contare il nome di richiamo, e indubbiamente quello di Simonetta Matone, suffragata con cinquemila preferenze personali al Campidoglio, indubbiamente lo è. Una carriera in magistratura, una presenza diventata popolare anche per numerose trasmissioni di successo a cui ha partecipato, è una donna apprezzata ed è conosciuta soprattutto nel centro storico della Capitale, cioè nel collegio dove si voterà domenica 16 gennaio.
La candidata del Pd, Cecilia D’Elia, non ha mai concorso con i voti di preferenza, ed è stata eletta circa vent’anni orsono alla provincia di Roma nella lista dei Ds (provenienza dalla sinistra di Sel). Poi, sempre nominata, inclusa la giunta Veltroni. Ma il consenso è altra cosa. Alle provinciali contano i voti della lista più che quelli personali. In elezioni politiche suppletive avrà da sudare parecchio. Anche perché la D’Elia è stata preferita al più noto Enrico Gasbarra, che non ha mai sbagliato un turno elettorale. Ma questi, stanco dei giochini della politica in seno al Pd, ha chiesto di essere lasciato in pace e così la D’Elia ha «vinto» in una gara rimasta senza rivali.
Il terzo candidato di rilievo è Valerio Casini. Con oltre tremila voti è risultato il primo degli eletti della Lista Calenda, che però di voti a disposizione ne aveva oltre duecentomila.
Dunque, anche se considerato rosso per le precedenti elezioni di Paolo Gentiloni e Roberto Gualtieri, la Matone è la candidata che può avere discrete chance elettorali rispetto ai suoi competitori nel collegio per portare cittadini ai seggi.
Lo stesso Casini pare essere stato scelto a dispetto di Calenda, perché Italia Viva non ci sta a sostenere la tesi che il lusinghiero risultato romano del leader di Azione sia tutto suo. Mettere in campo il consigliere più votato della lista Calenda, non sarà stato gradito all’ex candidato sindaco. Che non a caso ha preferito rimanere fuori dalla mischia e ha confidato ad alcuni amici: «Non presentiamo candidati, troppo casino per nulla», il che non è beneaugurante per l’uomo di Matteo Renzi. Ma ormai si sa, i due battibeccano e basta. Valerio Casini avrà di fronte anche un altro ostacolo nell’urna: la D’Elia sarà accompagnata dal simbolo con la scritta Centrosinistra. In pratica il renziano è stato già espulso dalla coalizione...
Ultima curiosità la suscita la continua astinenza dal voto da parte pentastellata. Sta diventando un’abitudine – come accaduto nelle suppletive di Siena a di Roma Primavalle – e questo sta cominciando a suscitare dubbi nelle chat del Movimento. Dal canto suo, il centrodestra romano crede nella possibilità di vittoria di Simonetta Matone. Lo afferma una nota molto eloquente di FdI, FI, Lega e Udc della Capitale: «La candidatura di Simonetta Matone nel collegio Roma 1 rappresenta al meglio i valori del centrodestra: competenza, legalità, sicurezza, impegno civile e sociale. È positivo e significativo che si sia trovata subito una soluzione unitaria e condivisa di alto profilo. Mentre a sinistra il "campo largo" è contraddistinto da profonde spaccature, nel centrodestra si esprime una figura autorevole che porterà un contributo decisivo ai lavori del Parlamento italiano. Un segnale importante anche in vista della prossima legislatura, quando si recupererà uno schema bipolare che il centrodestra già dimostra in regioni e città di saper interpretare nel modo migliore».