reddito di cittadinanza
Dl Recovery, così salvano i navigator
Vuoi vedere che per i navigator arriva la ciambella di salvataggio? Sembrerebbe di sì, a leggere un emendamento presentato al Dl Recovery in commissione Bilancio alla Camera. Alla fine si tratterebbe di una proroga, di una specie di «scivolo» per dirla in gergo, che manda avanti per altri sei mesi l’attività di quelle figure che avrebbero dovuto (ma il meccanismo non è mai partito) fungere da raccordo tra domanda e offerta di lavoro. Se la proposta fosse approvata, ci sarebbe un subentro delle Regioni nei contratti stipulati da Anpal servizi con queste figure. Tutto ciò per consentire le procedure di selezione e di assunzione del personale da destinare al potenziamento dei centri per l’impiego. Dunque, una boccata d’ossigeno per queste figure mitologiche che hanno incarnato l’inceppamento del meccanismo del reddito di cittadinanza (situazione che, va detto, si è creata per una pluralità di aspetti) e ne hanno rappresentato la metafora. Una boccata di ossigeno dopo che ne era stata decretata la fine dell’esperienza dopo una proroga (il contratto originario scadeva ad aprile 2021, poi è stato protratto fino a dicembre) e tante polemiche. Tra una maggioranza di contrari ad andare avanti con questo segmento, ed una sparuta minoranza di favorevoli, tra cui Chiara Saraceno, la presidente della commissione scientifica per la valutazione della normativa sul reddito di cittadinanza. All’inizio erano poco meno di 3mila, poi sono calati a 2500 circa e in questi giorni, stante la pietra tombale sul proprio destino di collettori tra percettori del reddito e imprese, avevano cominciato a dar giù di sit in e proteste. Ora, la prova del voto parlamentare decreterà l’eventuale prosieguo (breve) della loro opera. Che in questi due anni ha portato a casa ben poco.
A dispetto della retorica dell’agonismo vincente, di quel «kick off», calcio d’inizio, con cui Luigi Di Maio, nel 2019 ministro del Lavoro, ne aveva decretato l’avvio, con l’ingaggio di 1700 euro netti al mese. Solo che di goal ne sono stati un po’ pochi. E i dati stanno tutti sull’elaborazione della Corte dei Conti sui dati forniti da Anpal. Ebbene, su circa un milione di percettori del reddito convocati presso i centri per l’impiego, tra settembre 2019 e il febbraio 2021, ne sono stati presi in carico poco meno di mezzo milione, e sono stati avviati 248 mila piani personalizzati, di cui ne sono stati aggiornati 174 mila. Sul piano delle mete raggiunte, ossia un contratto di lavoro, ne sono scaturiti circa 350 mila. Ma qui non è possibile capire quanti hanno trovato l’occupazione per canali autonomi e quanti in realtà siano stati effettivamente propiziati dai navigator. Uno studio della Cgia di Mestre, peraltro, ha calcolato che ogni posto di lavoro trovato con il meccanismo dei navigator è costato circa 52 mila euro, un’infinità. Su tutto questo, però, gravano molti fattori, sia strutturali che di contesto sociale. Dal primo punto di vista, grava sicuramente il Covid, che ha confinato a casa il personale. Poi la difficoltà, in molti casi, di contattare il destinatario, considerando anche che l’sms dal centro per l’impiego è senza valore legale. Infine, la tecnologia che non ha aiutato. All’inizio del percorso era stata annunciata come perno dell’iniziativa una piattaforma per far incontrare domanda e offerta di lavoro, ma non è mai entrata a sistema.