Berlusconi è il nostro candidato, Salvini punta tutto sul Cavaliere
Eppur (qualcosa) si muove. Matteo Salvini sceglie la platea di Atreju per consegnare lo scettro di «candidato vero» per la corsa al Quirinale a Silvio Berlusconi. Dal leader della Lega arriva la certificazione che se si parla del Cav come papabile per salire al palazzo dei Papi, non si può dire che si tratta di un pretendente di «bandiera».
«Abbiamo tanti difetti, ma se diciamo una cosa la facciamo - assicura -. E penso quindi che il centrodestra unito, finalmente, dopo anni, abbia l’onore e il dovere di essere determinante e compatto nella scelta del prossimo presidente della Repubblica, che spero non abbia la tessera del Pd in tasca». Parole che ad Arcore vengono accolte con soddisfazione e che mettono anche a tacere le perplessità avanzate da Giorgia Meloni - padrona di casa del "Natale dei conservatori" di piazza Risorgimento - sul bottino di numeri che il leader azzurro avrebbe portato in dote.
Il centrodestra insomma sceglie Berlusconi come candidato alla successione di Mattarella, rimescolando le carte sul tavolo. E non è tutto. Stavolta il segretario del Carroccio, dopo mesi di dribbling sull’argomento, scandisce forte e chiara la linea: Berlusconi al Colle e Draghi a palazzo Chigi, perché quello che fa l’ex capo della Bce «è nell’interesse degli italiani». Salvini conferma l’unità della coalizione e non risparmia la stoccata a chi è dall’altra parte dello schieramento. «Quando Letta sposta Draghi e Mattarella come le statuine nel Presepe non lo fa per amore del Paese», colpisce a freddo. Auspicando tuttavia che si arrivi a questo appuntamento «con la partecipazione di tutti. Io su questo ci lavorerò, non per convincere ma per coinvolgere». Un passaggio, Salvini, lo dedica anche all’altro Matteo, Renzi, assicurando: «Non sarà mai alleato» del centrodestra. Il leader di Italia Viva «sicuramente avrà un ruolo nell’elezione del presidente della Repubblica<WC>». Ma per Salvini resta un avversario che «combatto politicamente».
Il centrodestra conferma il cavallo su cui puntare: Berlusconi, sempreché si renda disponibile e consapevole che allo stato può contare solo sul sostegno della sua coalizione. Anche se diversi voti potrebbero mancare nel segreto dell’urna. Il pallottoliere segna sulla carta 450 grandi elettori, ma il leader di Forza Italia è stato avvertito più volte che la stessa fedeltà sbandierata dai leader alleati potrebbe nascondere altri piani.
Dal punto vista del fronte giallorosso (Pd più M5S e Leu) la candidatura di Berlusconi rischia di naufragare. Del resto le dichiarazioni pubbliche del segretario dem, Erico Letta, come dei pentastellati Conte e Di Maio sono chiarissime: non ci pensano a dare il proprio voto al "nemico" di sempre. E la domanda sorge spontanea: Perché sulla scelta del Colle «Salvini lancia Berlusconi per poi invocare la partecipazione di tutti se non ha chance?», domanda una fonte della coalizione. Che fornisce anche la risposta: «È un modo per scaricare il passo indietro sulla persona dell’ex premier e essere liberi di entrare in partita». Le carte rischiano di rimanere coperte ancora per un po’, complice anche l’ipotesi che la data della convocazione del Parlamento in seduta comune venga fissata tra il 24 e il 28 gennaio, una settimana più tardi rispetto alle previsioni. E intanto anche uno spiffero può trasformarsi in tempesta. Come l’incontro tra i leader delle forze politiche di maggioranza e opposizione, avvenuto all’auditorium della Conciliazione, in occasione dell’assemblea della Cna. Erano tutti in prima fila: Conte, Letta, Salvini, Meloni e Tajani. È il segretario del Pd a intrattenere i colloqui più fitti: prima con Meloni, a cui è seduto accanto nella platea dell’Auditorium, poi con l’ex avvocato del popolo, infine con Tajani. Un saluto veloce, invece, con Salvini, lo stesso che è stato visto scambiare qualche battuta con il presidente pentastellato, con la promessa - filtra - che si sarebbero risentiti a breve.