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Letta ad Atreju: Draghi resti al governo, senza di lui maggioranza a rischio

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Pietro De Leo
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Legge elettorale, Quirinale, futuro della maggioranza. Enrico Letta, segretario Pd, arriva ad Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia in corso a Piazza Risorgimento. E sfata subito un mito circolato nei retroscena degli scorsi giorni, che dipingeva una particolare cordialità politica con Giorgia Meloni. «Io sono contento di essere qui – ha detto il numero uno del Nazareno - leggendo i giornali ho il problema che devo dimostrare di non essere troppo in sintonia con Giorgia Meloni perché è partito un film che è anche interessante ma non è vero», dice.

 

Quanto agli assetti di prospettiva nei rispettivi campi, osserva: «Il gioco di Giorgia Meloni è quello di avere una destra agganciata all’Europa, che va al governo in quanto tale non con accordi spuri, che chiede i voti in quanto destra con i suoi valori. Voglio fare la stessa cosa dall’altra parte», dice Letta. E aggiunge: «Io vado al governo se vinco le elezioni, non ho l’idea di andare al governo sempre». Dunque un tratto di discontinuità rispetto alle scelte adottate dal Pd in questi anni. Un tema, questo, che si lega molto alla legge elettorale: «Personalmente sono sempre stato per il maggioritario e non ho motivi per cambiare idea».

 

Capitolo Quirinale. Qui, Letta osserva che il prossimo Presidente della Repubblica deve essere votato con «la più ampia maggioranza possibile». E aggiunge: «Siamo tutti aperti a valutare i candidati con la massima apertura di spirito rispetto alle provenienze». Al di là di tutto, «di quali decisioni prenderemo» sull’argomento «ne parleremo a gennaio». Il discorso, a tal proposito, non può non andare su un candidato, per quanto non ufficiale, che aleggia in queste settimane, Silvio Berlusconi. La sua candidatura, dice Letta, «è molto in salita e questa cosa sta bloccando tante cose. Il centrodestra è fermo anche per questo in attesa di Godot, ma si potrebbero fare dei passi avanti».

A questo punto il tema va sul governo, e la permanenza di Mario Draghi al timone è la questione che il segretario Pd mette sul tavolo della kermesse del partito della destra. «Draghi sta facendo molto bene», dice. «Se restasse a Palazzo Chigi sarebbe una cosa positiva». Qual è la posta in gioco, Letta lo dice senza nessun patema: «Non so se questa maggioranza andrebbe avanti dopo di lui. So che questa è una maggioranza molto difficile, fa fatica a stare insieme e se lo siamo stati fin qui è stato per il grande senso di responsabilità da parte di tutti». 

 

Poi, ci sono i temi delle iniziative politiche che si sono innestate nel confronto di quest’anno. A partire dal DDl Zan, grande sconfitta parlamentare del Segretario Pd. «Quell'applauso da derby, da gol all'ultimo minuto mi ha dato l'idea che non ci fosse alcuna voglia di mediazione», dichiara a proposito della bocciatura del provvedimento. Il pubblico presente mugugna, e il leader dem rincara: «È stata una reazione da curva». Altra questione, la normativa sul suicidio assistito. «È da lunedì prossimo in Aula – osserva il leader dem - e io mi aspetto che ci sia da parte nostra un atteggiamento assolutamente sui temi. Io sto chiedendo questo: lunedì comincia questa discussione, una discussione rispetto alla quale i paletti dei bagagli ideologici che ci portiamo dietro non bastano più perché la scienza e la tecnologia sono andate oltre». E aggiunge: «Stiamo parlando di un tema su cui è intervenuta la Corte Costituzionale chiedendo al parlamento di coprire un vuoto normativo».

Sempre a livello di iniziative di legge, Letta spiega: «Se non si votasse al più presto possibile ma a scadenza naturale, perché non usiamo l’anno per fare cose fondamentali come cambiare i regolamenti parlamentari? Penso a fatto che il gruppo Misto sia un protagonista assoluto, e considero una democrazia che non funziona che in tre anni tre governi e tre maggioranze diverse».
 

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