Si vota il 16 gennaio

Il destino incredibile del collegio del centro di Roma snobbato da destra e sinistra

Francesco Storace

Offerta speciale. Un territorio in appalto. Elettori in prestito. È il destino incredibile del primo collegio di Roma per la Camera. Lì si vota il 16 gennaio, perché un tempo vi fu eletto Paolo Gentiloni che poi se ne andò in Europa, e poi Roberto Gualtieri che a sua volta se ne andò in Campidoglio. E i poveri elettori ogni volta devono imparare a memoria nome e numero di telefono del loro deputato di collegio. Non è una questione che riguarda solo la sinistra, ovviamente. Giovedì prossimo, tra sette giorni dunque, i partiti – tutti con i loro schieramenti di coalizione – dovranno scodellare le candidature.

 

  

 

 

Enrico Letta non sa che pesci prendere dopo aver incassato il no di Giuseppe Conte, che si è intristito per le minacce di Matteo Renzi e Carlo Calenda. A sua volta, Renzi propone a Pd e Cinque stelle di candidare il ministro per la famiglia Elena Bonetti, che a occhio e croce non dovrebbe essere neppure di Roma. Magari finirà che il centrodestra, per uscire dall’imbarazzo, chiederà ad Alessandro Di Battista di candidarsi per Berlusconi, Salvini e Meloni. Insomma non ci si capisce nulla per quel che potrà succedere nel collegio nobile di Roma, che pure porta fortuna viste le carriere rapide di Gentiloni e Gualtieri.

Insomma, può essere un collegio taxi anche per le imprese future. Lo fa capire Michele Anzaldi di Italia Viva: “Se il Pd proponesse una candidatura davvero riformista e radicata sul territorio, si è parlato nei giorni scorsi di Enrico Gasbarra che in quel collegio ha vinto tutte le elezioni locali in cui si è presentato, come si farebbe a non sostenerla?”. Senza porsi il problema se il buon Gasbarra voglia candidarsi o meno.

 

 

 

Di sicuro, quello di Gasbarra – nonostante le resistenze del’interessato - è un profilo che piace a molti nel Pd romano e non solo a sinistra. La sua candidatura ed eventuale elezione, viene anche spiegato da fonti parlamentari, non confliggerebbe nemmeno con la necessità di tenerlo “in caldo” per le prossime regionali – ecco pronto il taxi - quando se ne andrà Zingaretti. Dunque, i Cinquestelle staranno comunque col Pd anche senza un nome sulla scheda. Calenda e Renzi staranno comunque contro entrambi solo per la presenza pentastellata nell’alleanza. A destra, il mortorio. Nulla di nulla. Sarà una ragazza. No, un commercialista. Ok, metodo Michetti.