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Atreju guarda al Quirinale, Giorgia Meloni rilancia presidenzialismo

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Pietro De Leo
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È il Natale dei Conservatori, l'edizione di Atreju che segna la rinascita della kermesse di Fratelli d'Italia in rivincita sul Covid e ad un'agenda politica malandrina. A settembre (mese tradizionale per l'evento) dello scorso anno c'erano le elezioni regionali, quest' anno le amministrative, Roma compresa. E allora ecco che, con Roma che sorride al Natale, arriva questo inedito invernale, che durerà una settimana a Piazza Risorgimento. Ieri, lo start. «Atreju è una manifestazione che ha nel suo Dna la capacità di confronto - ha detto Giorgia Meloni aprendo la kermesse - perché le identità forti non hanno mai paura di confrontarsi».

A margine, però, c'è stato anche modo per un ragionamento sul Quirinale. «È presto» per sapere come andrà a finire, ha osservato la presidente di Fratelli d'Italia. «In troppi pensano che serva un capo dello Stato capace magari di mantenerli al potere, anche se perdono le elezioni. Invece, io cerco un capo dello Stato che faccia il capo dello Stato, che faccia il suo lavoro, che faccia rispettare le regole, difenda la sovranità nazionale italiana».

E poi ha aggiunto: «Noi siamo per il presidenzialismo». E dunque via ai panel. Quello centrale, ieri, ha visto affiancarsi sul palco il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani, il capogruppo di Fratelli d'Italia Francesco Lollobrigida, e poi il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il titolare dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti. Il tema principale era il lavoro, ma ovviamente l'agenda politica preme, orientata soprattutto sull'elezione del nuovo Presidente della Repubblica.

«Se Draghi dovesse lasciare la presidenza del Consiglio per andare al Quirinale - dice Tajani - non ci sarebbe a mio giudizio nessuna persona sul palcoscenico politico in grado di tenere insieme Berlusconi, Salvini, Di Maio, Conte, Renzi, Letta, Bersani. Solo una personalità come Draghi, che è al di fuori dell'agone partitico, può fare questo». Quanto alla prospettiva, osserva il coordinatore di Forza Italia «serve un governo ancora di unità nazionale, che metta in cantiere una visione dell'Italia del 2050, se no lascia a metà un percorso che antepone l'interesse nazionale all'interesse di parte».

Sul profilo del prossimo inquilino del Colle, Francesco Lollobrigida osserva: «Comunque vada l'elezione, speriamo di avere nel prossimo presidente della repubblica un arbitro vero, che permetta agli italiani di poter scegliere il governo che tutti ambiamo avere per questa nostra nazione. E che ci conduca ad avere una strategia corretta e coerente per rendere l'Italia più forte».

E poi c'è spazio anche per la fase di percorso, ossia quella dei confronti e delle trattative per arrivare all'obiettivo. Qui, Luigi Di Maio punge il suo ex alleato dei tempi del governo Conte 1. «In questo momento - dice il ministro degli Esteri temo molto di più che nel centrodestra ci sia una profonda spaccatura sul Quirinale soprattutto ad opera di Matteo Salvini, che in questo momento non so quanto possa essere affidabile. Sicuramente io reputo più affidabile Giorgia Meloni». Argomento «girato» poi a Giancarlo Giorgetti.

«Questa domanda non era prevista», dice con un sorriso. «Io faccio parte di un partito che si chiama "Lega per Salvini premier" e quindi questo è l'obiettivo politico che mi motiva e che mi fa prendere anche delle posizioni non sempre convenzionali e ortodosse». La serata prosegue con il premio Atreju 2021, assegnato a Chico Forti, italiano in carcere negli Stati Uniti accusato di omicidio (a seguito di un'inchiesta su cui ci sono sempre stati molti dubbi) e che attende da molto tempo il trasferimento in Italia. In un audiomessaggio definisce Giorgia Meloni «una professionista che ammiro tanto come donna quanto come politica. Senza timore si è schierata dalla mia parte». Oggi nuova giornata di incontri, che vedrà anche un intervento telefonico di Silvio Berlusconi.

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