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"È un governo di centrodestra...". Lo sfogo di un ministro contro Mario Draghi dopo il flop patrimoniale

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Il contributo di solidarietà spunta di buon mattino, piomba nel corso della cabina di regia voluta dal premier Mario Draghi con le forze di maggioranza per decidere - o meglio per mettere l’ultima parola - sul taglio delle tasse, al centro di un patto raggiunto al Mef la settimana scorsa tra i partiti che sostengono il governo e ieri, di fatto, sconfessato dai sindacati dopo l’incontro col presidente del Consiglio. Draghi vuole tendere la mano, lo fa innanzitutto proponendo di abbassare l’asticella del tetto dei redditi che potranno contare sugli sgravi fiscali grazie allo stanziamento di 1,5 miliardi deciso dal governo: fino a ieri si parlava di 47mila euro, oggi si è passati a 35mila, restringendo la platea alle fasce più deboli. Ma tenta di fare di più l’ex numero uno della Bce.

 

 

Sostenuto da Pd, Leu e sindacati - con i quali l’interlocuzione è continua e va avanti per l’intera mattinata - cerca di escludere i redditi sopra i 75mila euro dal taglio dell’Irpef al quale lavora l’esecutivo. D’accordo anche il M5S su una misura che frutterebbe alle casse dello Stato 250 milioni di euro di risparmi da impiegare a contrasto dei rincari delle bollette e aggiungere ai 500 milioni già in campo. E sempre ’scudando' le fasce più deboli, quelle per cui l’aumento di luce e gas si traduce in un salasso difficile da fronteggiare. Ma in Cdm il contributo di solidarietà, che già in cabina di regia aveva visto l’opposizione di centrodestra e Iv, viene letteralmente ’impallinato', perché se è pur vero che non si tratta di un prelievo ma di un mancato taglio, a Iv, Lega e Fi - a torto o a ragione - la misura suona come una patrimoniale. Dunque, improponibile. Il Cdm si prolunga più del dovuto, dopo oltre due ore viene sospeso perché manca l’accordo. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, cerca risorse aggiuntive per uscire dal pantano. Che spuntano dal bilancio dello Stato: 300 milioni in più individuati dai risparmi di spesa e fondi non del tutto utilizzati. 

 

 

Esulta la Lega, la prima a comunicare che i soldi ci sono, ma sono stati trovati altrove. «In Parlamento - annuncia inoltre battaglia il partito di Matteo Salvini - la Lega chiederà di fare ancora di più» per sterilizzare i rincari di luce e gas, «recuperando risorse dagli sprechi del Reddito di Cittadinanza». Per Iv, «qualsiasi ipotesi che preveda un prelievo aggiuntivo non andrebbe nella direzione che lo stesso premier Draghi ha più volte ribadito e in cui ci riconosciamo pienamente: non è il momento di prendere i soldi ai cittadini, ma di darli». Mentre Maria Stella Gelmini, capo delegazione di Fi al governo, lasciando la conferenza stampa sulle misure contro la violenza sulle donne parla di «una soluzione che ha convinto tutta la maggioranza. Non ci sono state divisioni ma una valutazione approfondita e una risposta nell’interesse di tutti, sia dei ceti più deboli, con un rafforzamento della riduzione delle bollette, sia con una considerazione proporzionale per quanto riguarda la riforma». Sul mancato contributo di solidarietà tace al momento il fronte progressista, uscito sconfitto dal braccio di ferro. Off the record un ministro, al termine del Cdm, rispondendo al perché fosse saltata la misura sui redditi sopra i 75mila euro, rispondeva deluso: «perché? Perché questo è un governo di centrodestra...».

 

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