Silvio Berlusconi torna in beauty farm, così fa il "tagliando" per il Quirinale
C’è una scena che si perde nell’alba della Seconda Repubblica e nelle nebbie degli anni ’90. La raccontò Ezio Cartotto, giornalista di cultura democristiana che fece un breve tratto di strada nella nascente Forza Italia come consigliere politico, in un libro sulla genesi del partito azzurro. Berlusconi, scriveva, «in tuta aveva fatto di corsa il giro del parco della villa facendo cronometrare il tempo impiegato a Patelli per mostrargli la perfetta forma». Ossia Sandro Patelli, esponente della Lega (a quel tempo) Nord. Cartotto, scomparso quest’anno per Covid, nel suo volume raccontava le lunghe trattative con il Carroccio di Bossi ad Arcore per compilare le liste in vista delle elezioni del ’94. E Berlusconi in piena forma, appunto, per la sua campagna elettorale d’esordio.
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Il filo della storia si riallaccia ad oggi, momento in cui il leader di Forza Italia, salvo cambi di programma all’ultimo per precauzioni anti Covid, trascorrerà alcuni giorni di rimessa in forma al Palace Hotel di Merano, tempio del compianto Henri Chenot e dei suoi percorsi detox.
Se il «corpo del capo» è un fattore politico, va da sé che ogni cosa ha un significato. E allora il segnale è tutto proiettato alla grande sfida di gennaio, che non è una campagna elettorale nel Paese, ma nel Palazzo, quella per il Presidente della Repubblica. Berlusconi ci crede, il pallottoliere corre e punta alla conquista della fiducia degli esiliati nel misto, soprattutto di provenienza pentastellata, al compattamento di tutta l’area centrista. E ad una corsa politicamente legittima, ancor più dopo l’endorsement del numero uno del Ppe a Bruxelles Manfred Weber. Con buona pace di chi, a sinistra, dal Pd al Movimento 5 Stelle ieri con Luigi Di Maio, imputano il suo essere «divisivo» oppure «di parte» auspicando in cuor loro nel bluff. In una situazione di estrema liquidità del quadro politico, a meno che non si dovesse trovare un accordo su un nome all’inizio, dalla quarta votazione in poi tutto diventa possibile. E Berlusconi, sulle uscite dall’angolo, sui rimontoni e i «rieccolo» contro tutti i pronostici ha costruito lunghe pagine del suo racconto politico. Di cui hanno fatto parte, appunto, diete e allenamenti prima delle prove importanti.
Accadde, ad esempio, nell’estate del 2017, pochi mesi prima la campagna elettorale del 2018. Anche lì, dopo un momento in cui il leader di Forza Italia aveva di molto asciugato la sua presenza sulla scena mediatica, scelse sempre Merano, su consiglio di Gianni Letta, un habitue, e della deputata altoatesina berlusconiana ortodossa Michaela Biancofiore (oggi in Coraggio Italia). In un soggiorno dove la rimessa in forma si legava all’agenda politica e agli affetti, costellato da pranzi (ovviamente a stretto regime alimentare) del leader assieme alla figlia Marina, Letta, Biancofiore con al guinzaglio l’immancabile cagnolina Puggy. Al successivo appuntamento settembrino di Forza Italia a Fiuggi, si presentò visibilmente dimagrito. Poi, da lì, ancora tabelle di allenamenti in palestra e in piscina, prima di affrontare la corsa elettorale.
Dinamica un po’ diversa, ma dalla stessa finalità, nel 2016. Alla vigilia dello sprint finale per la tornata di amministrative (si votava per Roma e Milano), il leader di Forza Italia si ritirò qualche giorno in Sardegna per tonificarsi con l’aiuto di un preparatore atletico. Copione analogo anche per le elezioni europee del 2014. Anche lì, pochi mesi prima, durante la cena di Natale con i deputati, annunciò «ora mi metterò a dieta, voglio tornare in Tv e voglio dimagrire di 7-8 chili». Un sentiero di agonismo corporeo applicato alla politica che ha platealmente cercato di trasmettere ai suoi parlamentari, quando nel 2004, in occasione del Natale, donò ad ognuno di loro un tapis-roulant. Anche questo, a pensarci bene, è un aspetto di quella pop politica che, sin dal ’94, Berlusconi ha plasmato in Italia.