inchiesta open

Matteo Renzi, furia su magistrati e Pd. "Silenzio vigliacco" il missile ai dem

Luigi Frasca

Matteo Renzi sceglie di esporre la sua versione dei fatti sull'inchiesta della procura di Firenze sulla Fondazione Open, che dal 2012 al 2018 ha sostenuto la sua attività politica, parlando dal palco della Leopolda e non presentandosi davanti ai pm che lo accusano. La sua è principalmente una difesa politica, per quella in aula il compito spetterà ai suoi legali. Anche se assicura: «Chiederò di parlare a ogni udienza», e che darà battaglia «in sede penale e in sede civile, chiedendo i danni a chi mi sta diffamando perché i miei figli devono sapere che tutto quello che sta accadendo semplicemente non è vero, mentre la verità è che si vuole processarci perché abbiamo fatto politica».

 

  

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Lo aveva annunciato nei giorni scorsi che avrebbe dedicato l'intervento di ieri alla kermesse alla vicenda giudiziaria che lo vede indagato per finanziamento illecito ai partiti insieme ad altre dieci persone, tra le quali tre esponenti del cosiddetto "Giglio magico": Maria Elena Boschi, Luca Lotti e Marco Carrai. E quando prende la parola promette che userà toni pacati. Ma poi è un fiume in piena per oltre un'ora, con attacchi a tutti i suoi principali avversari politici, dal Movimento 5 stelle a D'Alema e Bersani. «D'Alema ha distrutto Mps che nemmeno la peste c'è riuscita. Io sono pronto al confronto con lui, con Bersani, con i 5 stelle e i rapporti con il Venezuela», tuona dal palco. Non risparmia durissime critiche a tutto il Pd per il «silenzio vigliacco».

 

«Open è una vicenda molto più piccola ma con grande impatto mediatico e politico», sottolinea l'ex premier. Che entra nello specifico. «Quale reato si contesta? il finanziamento illecito alla politica - spiega - Fa venire in mente che ci siano soldi presi di nascosto, violando le regole, poi scopri che quei soldi non solo sono tracciati, ma tutti bonificati. Il tema del contendere non è il finanziamento illecito, ma la seconda parte della frase, "alla politica"». Renzi definisce la vicenda giudiziaria che lo riguarda «kafkiana» e aggiunge: «Il pm dice alla Leopolda si svolgeva un'attività di un partito odi una corrente di un partito. Incredibile, ho sempre detto che non farò mai una corrente dentro un partito, piuttosto faccio un partito e restituisco la tessera: fatto. E ora mi accusano di voler fare una corrente».

 

«I magistrati pensano che in politica le correnti funzionino come in magistratura dove il Csm fa grandi accrocchi- attacca - Se agissimo in quel modo prenderemmo avvisi di garanzia per influenze illecite». Il leader di Italia Viva rivendica il diritto della politica «di organizzarsi come meglio crede» e ribadisce che «nessuna fondazione aveva le regole di trasparenza in entrata e in uscita che aveva la fondazione Open».

 

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Per Renzi, i magistrati «hanno sbagliato Matteo. Per cercare Matteo Messina Denaro hanno usato meno uomini», e «in questo processo è impressionante il fatto che le 92 pagine che sono arrivate sono il frutto di un lavoro che ha portato centinaia di uomini delle forze dell'ordine e tante persone sottratte al loro lavoro sui grandi temi della criminalità e portate sul reato di finanziamento illecito alla politica». Secondo il leader di Italia Viva «la verità è che si vuole processarci perché abbiamo fatto politica». Infine, Renzi lancia l'allarme: «Chi decide che cos' è politica e che cosa non è? Nei Paesi democratici lo decide il Parlamento. Dove lo decidono i magistrati non si definisce correttamente il sistema democratico. Se è un giudice a decidere, la libertà democratica è a rischio».