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Quirinale, Matteo Salvini lavora per Berlusconi al Colle: la strategia per il dopo-Mattarella

Francesco Storace
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Matteo Salvini vuole evitare incidenti (poco) diplomatici sul cammino di Berlusconi verso il Quirinale. E quindi lo invita a mettere da parte le diffidenze.
“Possibile che Silvio non si fidi a questo punto”? Se il Cavaliere pensa di andare al Colle contattando lui deputati e senatori della Lega rischia di sbagliare di grosso.
La voce circola da qualche ora. Con una brusca telefonata il leader della Lega ha chiamato il Cavaliere e gli ha chiesto con una certa perentorietà: “Perché chiami i miei?”. La notizia corre in Transatlantico e i pompieri sono intervenuti convincendo Berlusconi ad evitare di intervenire a gamba tesa nei partiti come ai vecchi tempi. “Se si mette a farlo anche con la Meloni - commenta un leghista che di queste manovre ne ha già viste assai in passato - il Quirinale Silvio lo vede solo alle consultazioni”.
Aldilà dell’incidente di giornata - pare che Berlusconi stia contattando direttamente anche i ministri leghisti e farebbe bene ad evitare di scavalcare Salvini - se ne ricava la notizia che il leader azzurro ci sta provando seriamente a tentare la strada della presidenza della Repubblica. Anche perché Matteo sta lavorando all’obiettivo a 360 gradi. E tenta di evitare guai dalle
uscite alla Miccichè (“Berlusconi lo eleggiamo noi e Renzi”), oppure quelle aperture a Letta che sono abbastanza inutili come le uscite quotidiane pro obbligo vaccinale: tanto se Draghi lo vuole, prescinde dai “consigli” di chiunque.
Berlusconi non ha bisogno di espedienti politichesi. Del resto è un uomo di mille risorse, racconta uno dei più apprezzati opinionisti in circolazione sul fronte destro. “Quando ha esordito in politica promise un milione di posti di lavoro, ora gliene basterebbero un centinaio per sistemare chi teme la perdita della stipendio parlamentare”.

All’opera si è messa di buzzo buono tutta la Gran Corte di Arcore, da Fedele Confalonieri in giù. E questo rassicura lo stesso Salvini al quale l’operazione non dispiacerebbe, una volta rimosso l’ostacolo Draghi, che pure al Colle ci tiene assai ma non sa come rassicurare i parlamentari che temono le elezioni anticipate con la sua ascesa al Quirinale.

Per Salvini, se Berlusconi diventa presidente della Repubblica, la strada del governo si aprirebbe in maniera più agevole, sia col voto anticipato che a scadenza naturale. Tra i due, a parte qualche screzio che ogni tanto in politica può starci, il rapporto è abbastanza consolidato e se non ci si mettono i soliti cortigiani a innaffiare di benzina il rapporto tra Matteo e la Meloni, i voti possono uscire.

Certo, bisogna cercare un centinaio di voti in Parlamento. È vero che il Centrodestra vanta sulla carta 450 elettori e ne bastano poco più di cinquanta per arrivare alla soglia dei 505 per centrare l’obiettivo in quarta votazione. Ma bisogna sempre calcolare una cinquantina di franchi tiratori che appartengono alla fisiologia dello scrutinio segreto. Magari uno come Lorenzo Cesa potrebbe essere l’interlocutore adatto a rendere più sereni gli ambienti centristi che vogliono contare anche nei prossimi anni.

Insomma, lo scenario potrebbe anche evolvere positivamente per Berlusconi, pronti a garantire tutti sulla sua disponibilità a vestire i panni presidenziali in maniera più che equilibrata. Ma è pur vero che se mostra di non fidarsi dei suoi alleati rischia grosso. Conviene dar meno retta a qualche suo interessati consigliere e a scommettere sulla lealtà di Salvini e Meloni. Entrambi hanno interesse a far filare tutto liscio. In fondo conviene anche a loro un amico al Quirinale.

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