Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Governo battuto sul Covid, ira di Pd e M5S. Il voto di Matteo Renzi manda sotto Mario Draghi

Dario Borriello
  • a
  • a
  • a

Basta un decreto Capienze per dimostrare che esiste un blocco alternativo a quello giallorosso in Parlamento. Luogo del «delitto» è il Senato, tarda mattinata: il governo esprime parere negativo su due emendamenti, uno dei quali riguarda i bus turistici, ma va clamorosamente sotto. Sono decisivi i voti del centrodestra compatto, Lega-Forza Italia-FdI, misti a quelli di Italia viva, per aprire una crepa pericolosa nella maggioranza, alla vigilia della sessione sulla legge di Bilancio. Il resto è cronaca di uno scontro che rischia di avere ripercussioni anche dopo la manovra, quando la politica sarà chiamata a scegliere il nuovo presidente della Repubblica. Gli attacchi, dunque, partono concentrici. «È arrivato il momento che centrodestra e Iv chiariscano se hanno ancora fiducia nel governo Draghi», tuona la presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzi. Uscita dall'aula di Palazzo Madama, ha un diavolo per capello la capogruppo del Misto, Loredana De Petris (Leu): «Serve un chiarimento nella maggioranza e anche col governo. Con questi numeri diventa difficile anche per la legge di Bilancio». Anche la reazione della presidente dei senatori Cinquestelle, Mariolina Castellone, è durissima: «Il centrodestra e Iv, che con questo ennesimo atto proseguono nella manovra di avvicinamento reciproco, hanno deciso di votare contro l'esecutivo e i loro stessi ministri. Se vogliono chiudere con l'esperienza del governo Draghi e aprire una crisi se ne assumano la responsabilità e lo dicano».

 

 

Mentre Forza Italia e Carroccio esultano per aver portato a casa battaglie che considerano centrali, a livello politico, da Italia viva non ci stanno a farsi impallinare. «Pd e M5S sono semplicemente indecenti: stanno creando fibrillazioni che possono comportare conseguenze sulla tenuta del governo, visto che riguardano la legge più importante dell'anno. Si ricattano a vicenda per chi deve fare il relatore. Si accapigliano sulle poltrone perché è questo il loro unico interesse: i giochi di potere», verga in una nota la vice presidente dei senatori renziani, Laura Garavini. Nel frattempo il decreto passa il vaglio dell'aula con 174 voti a favore e 20 contrari e ora andrà all'esame della Camera. Ma certi incidenti pesano. «Rischiano di mettere in discussione un prestigio» del Governo «che è anche internazionale», avvisa il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Che non nasconde la sua sensazione: «Sono preoccupato, tenendo conto che arriverà una fase in cui dovremo prendere provvedimenti sulla pandemia e di attuazione del Pnrr. Credo che con una maggioranza così larga -spiega ancora il capodelegazione Pd - dovremmo esibire stabilità. Se questa non c'è credo sia un problema per il Paese». E a rincarare la dose ci pensa Stefano Patuanelli: «Mi sembra evidente che Renzi voglia provocare la seconda crisi di governo dell'anno. Ormai Italia Viva è uscita dal campo riformista per entrare in quello del centro destra», picchia duro il ministro pentastellato.

 

 

Maria Elena Boschi, però, prova a domare il fuoco delle polemiche: «Non sopravvaluterei degli episodi che a volte accadono. Sono già accaduti. Altre volte è stato il M5S a votare contro il governo Draghi, a volte la Lega. Non è la prima volta. Ci sono anche dei momenti in cui su alcuni temi è più difficile che ci possa essere una convergenza con il governo, ma non mi sembrano temi che possano mettere in discussione la tenuta del governo Draghi». Perché, afferma la presidente dei deputati di Iv, «tra questo e immaginare una possibile crisi di governo ne passa». Anche Matteo Salvini non vede il «male» nel voto sul dl Capienze: «Io ero in Senato, ha votato degli emendamenti proposti dal centrodestra e Iv insieme per aiutare gli autobus turistici, per controllare l'immigrazione e, quindi, il Parlamento esiste per migliorare». Ma dall'opposizione è Luca Ciriani a colpire a caldo: «Questa maggioranza alla prima occasione in cui non ha fatto ricordo alla fiducia è andata sotto», affonda il coltello nella piaga il capogruppo di FdI a Palazzo Madama. Crudele, ma statisticamente inoppugnabile.

 

Dai blog