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Piazzapulita, Formigli incastra Giuseppe Conte e il M5s: "Esautorati?". L'ex premier smascherato

Giada Oricchio
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La vicenda delle nomine Rai tiene banco nel Movimento 5 Stelle. L’ira funesta del leader grillino Giuseppe Conte si è abbattuta sull’ad Carlo Fuortes, reo di aver deciso esautorando il suo partito. Immediata la ritorsione: niente più esponenti dei 5 Stelle nei programmi di Viale Mazzini e via con le ospitate a LA7. Ma l’avventura parte male, Corrado Formigli incastra subito Conte: “In passato disse che era contrario alle lottizzazioni”.

Ospite di “Piazzapulitagiovedì 18 novembre l’ex premier si lamenta ricordando che Fuortes aveva promesso di tenere fuori la politica dal valzer delle nomine e che gli ha creduto: “Il M5S ha gioito davanti a queste parole. Poi però sono emersi problemi di metodo e di merito. I consiglieri di amministrazione che devono approvare la proposta editoriali non sono stati coinvolti. La lista è arrivata preconfezionata”. Formigli vuole che sia più chiaro: “Confezionati da chi? A Palazzo Chigi?”, ma Conte si trincera dietro un prevedibile “non lo so, posso dire che quando ero presidente del Consiglio non ci sono mai stati tavoli a Chigi per la Rai”.

Lo scivolone è dietro l’angolo perché il presidente del M5S dice che se si accetta il criterio delle stanze politiche deve essere un criterio trasparente e omogeneo. Dunque, ammette di essere indispettito per essere rimasto senza poltrona. La serve su un piatto d’argento a Formigli che lo mette spalle al muro: “Allora accetta il criterio del Cencelli, della lottizzazione, insomma volevate un direttore vostro! Capisco la logica, ma il Movimento è nato in un altro modo. A maggio 2021 disse che la politica doveva restare fuori dalla porta della Rai”.

Conte si barcamena, sostiene che è una frase estrapolata da un contesto (sai che novità!) e ripete lo stesso errore precedente: “Criterio di merito che significa? Deve essere omogeneo. Se ritengo che Maggioni, Sala siano persone di partito? Mi faccia parlare e non entriamo sui singoli nomi. Io ce l’ho con il criterio: se la politica è fuori e poi rientra e vengono colte le varie indicazioni, mi devi dire con quale criterio stai procedendo. I 5 Stelle non sono stati coinvolti, non sono stati sentiti. Adesso raccoglieremo le firme per un’iniziativa popolare, avremo più forza per la nostra battaglia. Abbiamo due proposte:  una passa per l'Agcom e l'altra per la costituzione di una fondazione sul modello della Bbc”. Nega di essere arrabbiato, si definisce sereno e farnetica di un “collegio di saggi”. 

Formigli non si fa imbambolare, prende la mira e colpisce nel segno: “Io mi sarei aspettato che lei dicesse ‘se ci convocate, noi non veniamo perché vogliamo i partiti fuori dalla Rai’ e poteva cambiare la legge quando era presidente del Consiglio”. Conte balbetta, chiede di parlare anche se non dice niente di sostanziale, insiste nell’affermare che nel Conte1, nonostante l’ampia maggioranza, non gli hanno permesso di cambiare la norma.

Alla domanda se ha sentito il presidente Mario Draghi a proposito del caos Rai, Giuseppe Conte con evidente imbarazzo balbetta: “Mi sento spesso con il presidente Draghi, anche recentemente, ma non dico in tv i contenuti delle telefonate. Ripeto solo che sono state accolte le istanze di tutti i partiti compresa l’opposizione, ad eccezione del M5S, partito di maggioranza relativa”. E quando da Presidente del Consiglio fu scelto un direttore del Tg1, vicino alla sensibilità dei 5 Stelle, Conte era all’oscuro, non sapeva niente e se c’era, non era lui.

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