i limiti dell'isee

Assegni familiari con il trucco: il rischio boomerang dopo le grandi aspettative

Filippo Caleri

L'assegno unico universale per i figli a carico sta per diventare una realtà. Il decreto legislativo che lo istituisce è passato all'esame del preconsiglio ieri e dovrebbe arrivare sul tavolo del consiglio dei ministri stamattina. Le grandi aspettative sulla misura che premia i nuclei con prole e li sostiene nelle spese per accudirli rischia di trasformarsi però in una delusione. Già perché l'importo erogato in busta per ogni figlio parte dalla cifra importante di 175 euro (non tassate e dunque integrali) riconosciute però solo alle famiglie che hanno un reddito Isee pari o inferiore a 15 mila euro. Che non è quello imponibile ma il risultato della ricchezza patrimoniale e reddituale dei due coniugi. A spanne si tratta di due persone con circa 15 mila euro di reddito di lavoro ciascuno e una casa di proprietà con il mutuo acceso. Insomma il grosso del beneficio va solo a una fetta di popolazione lasciando fuori, o facilitando meno, quelli che appaiono ricchi ma che in realtà tali non sono. Infatti per livelli di Isee superiori, l'importo si riduce gradualmente fino a raggiungere un valore pari a 50 euro in corrispondenza di un indice di ricchezza equivalente pari a 40mila euro. Per livelli di Isee superiori a 40.000 euro l'importo rimane costante.

 

  

 

Ora, secondo una valutazione di massima e approssimativa, un valore di Isee di 35mila euro equivale a un nucleo di due genitori e due figli, una casa di proprietà e qualche decina di migliaia di euro di liquidi sui conti per fronteggiare gli imprevisti. Insomma tutto tranne che dei Paperoni. Ed è da notare che spesso la ricchezza immobiliare non è costruita con i redditi attuali ma ereditata. Quindi spesso si è ricchi per gli indici Inps solo per trasmissione di beni dai genitori e non per i lauti stipendi. Ma tant'è per ora la classe media si dovrà accontentare delle mance. Anche nelle maggiorazioni previste nella misura dell'assegno si privilegia sempre chi appare più povero nella classifica che stila l'Inps. Per ciascun figlio successivo al secondo è, infatti, prevista una maggiorazione dell'importo pari a 85 euro mensili. Tale importo spetta in misura piena sempre sulla base di un Isee pari o inferiore a 15mila euro. Per livelli superiori, la somma si riduce gradualmente fino a raggiungere un valore pari a 15 euro in corrispondenza del solito tetto a 40mila euro. Per livelli di Isee superiori, poi, l'importo rimane costante.

 

 

A decorrere dall'anno 2022 è riconosciuta una maggiorazione forfettaria per i nuclei familiari con quattro o più digli, pari a 100 euro mensili per nucelo. La domanda va presentata a decorrere dal primo gennaio di ciascun anno ed è riferita al periodo compreso tra il mese di marzo dell'anno di presentazione della domanda e quello di febbraio dell'anno successivo. La domandava presentata in modalità telematica all'Inps ovvero presso gli istituti di patronato, secondo le modalità indicate dall'Inps sul proprio sito istituzionale entro 20 giorni dalla pubblicazione del decreto. Unica consolazione per i più ricchi, sempre secondo l'Inps, ma che tali non sono in realtà, è che rispetto alle ipotesi precedenti l'assegno pare aggiungersi alle detrazioni fiscali già previste sui redditi da lavoro per il coniuge a carico e per i figli minori.