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I partiti si riprendono la Manovra. Per ora Mario Draghi si sfila e resta alla finestra

Nadia Pietrafitta
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Il primo passo, per «sminare il terreno», sarà un incontro dei capigruppo di maggioranza al Senato, poi «per sciogliere i nodi più controversi che si presenteranno» scenderanno in campo i segretari di partito. Comincia a prendere forma il confronto tra i leader sulla legge di bilancio. La «proposta di metodo» lanciata da Enrico Letta e accolta con favore dalla maggioranza punta a «ripristinare un confronto sano sui contenuti», per mettere in sicurezza la manovra della ripartenza e, almeno nelle intenzioni, provare a stabilire le regole di ingaggio che potranno poi essere utilizzate anche per la partita del Quirinale. Non sarà però Mario Draghi a fare da arbitro. «Vediamo come si sviluppa il confronto», è la linea che filtra da Palazzo Chigi, che, pur vigilando che non ci siano stravolgimenti sull’impianto uscito dal Consiglio dei ministri (e sulla ratio che lo ha generato, cioè quello di creare le premesse per «una crescita equa e duratura») intende lasciare autonomia al Parlamento. È in questo senso, assicurano i dem - che si dicono soddisfatti delle risposte ricevute - che la proposta è nata. «L’obiettivo è risolvere un problema al premier, non creargliene di nuovi», è il ragionamento di chi si dice convinto del fatto che non possa essere sempre l’ex presidente Bce «il pompiere dei piccoli e grandi incendi che scoppiano dentro la maggioranza e all’interno dei singoli partiti».

 

 

Il livello di tensione - viene fatto notare - è cresciuto negli ultimi giorni, complice anche l’esito «non ambiguo» delle amministrative che ha fatto da «detonatore» per le fibrillazioni tra e dentro le singole forze politiche. Così, per non far risucchiare la manovra dal vortice delle polemiche, è giusto «ripartire dai contenuti e ridare agibilità al confronto politico». Nel merito Enrico Letta, che stamattina riunirà la segreteria per fare il punto sulla legge di bilancio, punta a un «miglioramento» del superbonus per villette unifamiliari e facciate, all’ampliamento dell’Ape sociale per i lavori gravosi e gli edili, al taglio del cuneo fiscale e a un focus stringente su scuola e politiche per donne e giovani. Le risorse stanziate dal Governo per ridurre le tasse ammontano a 8 miliardi. Anche FI è al lavoro per «rimodulare» i risparmi. «Non bisogna trascurare il lavoro autonomo delle partite Iva e del piccolo commercio che hanno pagato più degli altri i disagi dovuti alle restrizioni. È importante arrivare al definitivo superamento dell’Irap, che è una storica battaglia di Forza Italia, lavorare per una flat tax sul ceto medio come alla proroga senza limiti dei bonus edilizi e a un nuovo rinvio selettivo delle cartelle esattoriali», mettono nero su bianco gli azzurri dopo una riunione di partito sulla manovra. L’intento di Silvio Berlusconi, che da subito ha dato il suo ok a Letta, è quello di «ritrovare quello stesso spirito di generosità che ha consentito di promuovere la nascita del governo di Mario Draghi», evitando di trasformare il Parlamento «in terreno di scontro su misure necessarie per il Paese».

 

 

Anche Matteo Salvini è della partita. «Cancellata in legge di bilancio l’odiosa supertassa sulle cartelle esattoriali, dal 2022 niente più aggio e costi aggiuntivi che gravavano per un miliardo di euro sui cittadini raggiunti da una cartella esattoriale. Bene - esulta - è il primo passo per rivedere l’intero sistema e aiutare famiglie e imprese colpite dalla crisi Covid. Avanti così». Il leader del Carroccio è in prima linea per intervenire in modo ancora più netto sul Reddito di cittadinanza, destinando poi gli ulteriori risparmi sulla Flat tax e gli assegni per i disabili. Di segno opposto la battaglia che intende portare avanti il M5S, che intende «mettere in sicurezza» il Rdc ed intervenire per «sbrigliare» il superbonus.

 

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