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Pioggia di sbarchi. Neanche Mario Draghi riesce a far scattare la solidarietà della Ue sui migranti

Andrea Amata
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Anche il quotidiano Repubblica con un titolo inequivocabile - «Il tradimento europeo 50mila arrivati in Italia e solo 97 redistribuiti» - si desta dal torpore della narrazione immigrazionista, censurando la negligenza europea nel venir meno al dovere morale e giuridico dell'accoglienza. Da gennaio hanno varcato i confini nazionali oltre 57 mila migranti senza alcun contributo solidaristico dell'Europa, che non è andata oltre il banale ed inconcludente eccesso di parole sul tema della condivisione dei flussi migratori. Questi rappresentano un fenomeno che continua con ostinazione ad impattare unilateralmente sul nostro Paese, nonostante i reiterati impegni dell'Unione europea nella direzione di una gestione collegiale da declinare in un'equa redistribuzione dei migranti. Tuttavia, gli annunci, come quello di Malta del 2019, sono stati disattesi con le percentuali sulla ricollocazione, pari all'1,17% negli ultimi tre anni, che sanciscono l'inconfutabile defezione europea.

 

 

Nei giorni scorsi sono stati registrati oltre 1000 sbarcati con il Viminale incapace di esibire il muscolo dell'autorevolezza per ottenere a livello europeo una compartecipazione nella suddivisione degli arrivi. I centri di accoglienza sono saturi e privi di mezzi idonei per gestire la pressione inarrestabile che come un fiume in piena sta facendo debordare dall'alveo della regolarità il fenomeno migratorio. Il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, non riesce a procurarsi la solidarietà effettiva dei 27 Paesi Ue. Si pensava che il prestigio internazionale del premier Mario Draghi avrebbe potuto smuovere le acque placide dell'indifferenza, ma l'interesse delle singole sovranità nazionali sta prevalendo sul principio, declamato solo a parole, della solidarietà.

 

 

L'insostenibilità della situazione dichiarata dall'ex banchiere centrale, durante il vertice di Parigi per la Conferenza sulla Libia, rappresenta un appello che non può cadere nel vuoto se non si vuole rischiare di vulnerare ulteriormente e vanificare definitivamente quel sentimento di reciproca implicazione che è fondamentale per mantenere cementificata l'unità europea. L'instabilità libica e in prospettiva il processo migratorio di matrice africana, con il Continente nero che nel 2050 raggiungerà un miliardo di abitanti, rappresentano criticità a cui l'Ue dovrebbe contrapporre una lungimirante strategia di contenimento, evitando la blaterazione di soluzioni astratte che, anziché disinnescare, esacerbano le situazioni di difficoltà.

 

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