tante rogne
È finita la luna di miele tra l'Italia e Mario Draghi: pioggia di problematiche e governo spaccato
Su quanto la sfida fosse difficile non c’erano dubbi sin dall’inizio. Sia per le condizioni economico-sociali del Paese, sia per l’arduo compito di tenere in equilibrio un assetto di maggioranza che comprime blocchi di forze politicamente e culturalmente ostili tra loro. Fatto sta che questo primo autunno di Draghi a Palazzo Chigi è grigio come il cielo di Roma in questi giorni. E minaccia acquazzoni. Sul piano del confronto con le categorie, infatti, esistono strepiti a varia intensità. Alta sicuramente per i tassisti, che si preparano allo sciopero nazionale per il prossimo 24 novembre, a seguito delle norme di liberalizzazioni contenute nel ddl concorrenza. Lo stesso per i balneari, che sono sul piede di guerra dopo la sentenza del Consiglio di Stato sulla proroga solo fino al 2023 delle concessioni. Poi c’è Confindustria, con il Presidente Bonomi che, l’altroieri in un colloquio al Foglio, ha espresso la sua preoccupazione circa il rispetto della tabella di marcia delle riforme per ottenere i fondi del Recovery. Subbugli sociali (al netto di quelli, ma di matrice autenticamente ideologica, contro i vaccini), che hanno dei riflessi a quelli politici, all’interno della maggioranza. Dove, però, c’è uno schema diverso, o meglio ulteriore. Non più solo il tradizionale duello tra quelli che, nello schema non d’emergenza, erano i due poli. Ma con livelli di rimostranza di alcune forze politiche verso le decisioni di Palazzo Chigi.
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C’è il mal di pancia di Salvini verso la gestione della riforma del reddito di cittadinanza, specie a seguito del vertice sul dossier convocato dal Presidente del Consiglio che però non ha visto la presenza dei ministri leghisti. E così il Segretario del partito di Via Bellerio rivendica sullo strumento delle posizioni che vanno ben oltre lo schema di riforma previsto, ma prefigurano proprio un suo smontaggio. Poi c’è il Movimento 5 Stelle e la questione superbonus. Da settimane i pentastellati, incontrando il favore anche delle altre forze politiche, rivendicano la necessità di lasciare così com’è nella disciplina attuale uno strumento che ha portato riflessi positivi nell’edilizia. La revisione promossa dal premier, però, prevede per le villette unifamiliare il parametro Isee di 25 mila euro, oltre ad una serie di nuovi adempimenti antifrode che rischiano di rendere l’accesso alla misura ancor più farraginoso. Proprio sul criterio si sta delineando un dibattito che rischia di diventare muscolare nel passaggio in Parlamento della manovra. A livello delle categorie, Confedilizia ha definito “assurdo” questo parametro. Ma un gruppo di parlamentari del Movimento 5 Stelle (tra cui Riccardo Fraccaro, che da sottosegretario fu artefice della normativa) ha annunciato un lavoro di emendamenti per disinnescare il tetto, e allargare così le maglie della misura.