L'outing di Vincenzo Spadafora e quei sospetti sul tempismo
«Lo faccio perché, in un momento come questo, chi ha un ruolo politico dovrebbe avvertire maggiore responsabilità nei confronti della società». Le parole commosse di Vincenzo Spadafora, echeggiano ancora negli studi Rai di Fabio Fazio. Creando dibattito, come previsto. Parole certo condivisibili le sue, chi ricopre un ruolo apicale dovrebbe avere un senso di moralità più spiccato rispetto ai più comuni mortali.
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Poteva farlo prima, sostiene qualcuno malignamente. Prima o dopo, rimangono scelte personali e come tali, sempre insindacabili. Che denotano anzi anche un certo coraggio. Sono parole che dimostrano però come questa nostra tanto bistrattata società non sia poi così becera come viene opportunisticamente dipinta dalla sinistra.
Che l’omofobia, deprecabile sempre, esiste in frangenti episodici ma non come malformazione genetica dell’essere umano italiano. Invita a riflettere perché, in un Paese omofobo come viene il nostro dipinto, ci sarebbero state possibilità di governo per persone venute dal nulla? E ruoli di potere, dalla politica all’infornazione?
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Si domandava «Striscia la notizia» perché l’ex ministro non abbia raccontato invece il peso che per anni ha avuto all’interno della Rai. Quel peso decisionale enorme. «Ma quale grillino, è sempre stato un democristiano di razza» era il refrain in Mazzini. Sveli anche le persone «piazzate» dice l’inviato del Gabibbo. Basterebbe forse, anche solo menzionare le promozioni scaturite per la sola amicizia personale.
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C’è chi come Dagospia nota invece una strana coincidenza, a pochi giorni di distanza, con l’uscita personale di Alberto Matano. Che sia stato tutto studiato si domanda provocatoriamente? No dai, le parole di Spadafora sembravano davvero sincere. E a pensar male si fa peccato... lo diceva pure Giulio Andreotti.