No Green pass, ora il dissenso fa rumore e il governo lo inizia a temere
Cariche della polizia, segnalazioni, provvedimenti disciplinari: il Viminale ha scelto la linea dura per cercare di arginare le marce del dissenso contro il Green Pass. Una linea dura, con dispiegamento di forze dell’ordine in numeri e quantità che non si vedono nel controllo delle periferie dove i questori si guardano bene di azionare la linea dura perché hanno paura dei veri banditi e dei veri delinquenti.
Dove sono infatti le forze dell’ordine schierate quando le gang si danno appuntamento (via chat) per regolare i propri conti o solo semplicemente menarsi per il gusto di menarsi? Dove sono le forze dell’ordine quando sotto gli occhi di gente per bene - colpevole solo di abitare in zone fuori controllo - si spaccia, si minaccia brandendo armi da taglio, si fa violenza? Non ci sono perché i responsabili della forza pubblica non vogliono creare subbugli che poi non riescono a controllare con regolarità. E dove sono i controlli sugli immigrati? E dov’è il controllo sugli sbarchi? Niente. Niente di niente.
La Lamorgese ha consentito rave party, assembramenti da medaglia d’oro, mollezza verso la criminalità, ma la liberazione delle città dalle bande di contestatori diventa la priorità. Magari facendo finta di non vedere i professionisti delle agitazioni, come accadde nell’assalto alla sede della Cgil.
Sento dire: <Sono sedici settimane che ogni sabato la città subisce disagi>. Toh, per settimane e settimane eravamo quattro gatti, per la stampa e le tv non c’era nessuno a protestare, insomma eravamo un flop. Un flop che ora invece diventa protratto disagio per i commercianti, per il traffico e per altro. Quel flop, quei quattro gatti sono un problema di ordine pubblico con tanto di ex terroristi e nazifascisti descritti come capipopolo delle marce. Per non dire dei giornalisti picchiati e presi a male parole.
Ovviamente la verità è ben altra. Il dissenso cresce e sta coinvolgendo anche cittadini vaccinati (altro che no vax), tutti stanchi dell’arroganza del governo, preoccupati dalle continue limitazioni di libertà e dei diritti, consci delle bugie reiterate in nome dell’emergenza. Il popolo in marcia è il popolo che si smarca dalla Verità di Stato, dai dati a metà diffusi dalle agenzie e dagli istituti autonomi e indipendenti di controllo; è un popolo che inchioda alle responsabilità quel Palazzo che protrarrà lo stato di emergenza per coprire le mancanze del passato e smontare la democrazia.
Il Viminale ha dato l’ordine di caricare tutti coloro che non vogliono smarrire il senso dello Stato di diritto, che non cedono all’emergenzialismo reiterato per comandare.
Per questo il popolo libero delle marce dissenzienti fa paura e va accerchiato, impaurito e minacciato con la forza pubblica. La richiesta di manifestare il proprio dissenso deve avvenire, secondo loro, nelle regole stabilite da coloro che stanno cercando di eliminare il dissenso: illogico.
Nel dissenso c’è politica, più di quella che un parlamento ridotto a un nulla è in grado di esprimere. Mettere in pratica le misure repressive e raccontare sui tg o sui giornali ciò che il culto della Verità costruisce non fermerà la protesta crescente. Questo dissenso è destinato a crescere, magari prendendo altre forme. La rabbia di Davide contro Golia non cesserà perché il disegno di costruire un nuovo feudalesimo con nuovi Padroni più smart incrocerà la rabbia di chi non è disposto a regalare la propria dignità, la propria libertà e i propri diritti.