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Si apre l'era Gualtieri a Roma, primo giorno con polemica. Scontro tra Calenda e M5S-centrodestra

Daniele Di Mario
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Prima seduta della nuova Assemblea Capitolina e prima polemica. Protagonista Carlo Calenda che - almeno per ora - non si dimette da consigliere comunale («Verificherò se l’impegno è sostenibile con gli altri impegni, perché non è facile conciliarli», spiega) e denuncia l’accordo tra M5S e centrodestra per spartirsi i ruoli destinati all’opposizione. I grillini prendono la vicepresidenza dell’Aula, la Lega il segretario e Fratelli d’Italia la presidenza della commissione Trasparenza. La Lista Calenda resta a bocca asciutta. Motivo? Al ballottaggio ha sostenuto Roberto Gualtieri e due suoi consiglieri - quelli renziani Casini e Leoncini, eletti in quota Italia Viva nella Lista Calenda, dalla quale usciranno a breve - dichiarano apertamente di sostenere la maggioranza di centrosinistra. Ma andiamo con ordine. L’era Gualtieri si apre alle 14.30 con l’insediamento della consiliatura guidata dal sindaco di centrosinistra. Aula Giulio Cesare gremita nel rispetto delle normative anti-Covid, 90 giornalisti accreditati, fotografi, photo-opportunity per i 12 assessori e i 48 consiglieri che sfoggiano il vestito buono. Per molti di loro è l’esordio assoluto: il 65% dei nuovi eletti non proviene dalla consiliatura Raggi. Si parte con l’elezione del nuovo presidente. Il Pd da tempo ha designato Svetlana Celli e lo scrutinio non riserva sorprese: la consigliera eletta col Pd con 3.888 preferenze, classe 1973, della corrente AreaDem, viene eletta con 30 voti favorevoli (di più di quelli necessari per la maggioranza assoluta), 18 schede bianche e una nulla.

 

 

Nel suo primo discorso all’Assemblea Capitolina la Celli cita Nathan - «Prometto poco per mantenere tanto» - e garantisce: «Lavorerò affinché l’Aula sia un luogo aperto, condiviso, trasparente». Non mancano un ricordo «alla memoria delle prime parlamentari elette nel 1946» e la promessa di «ricucire distanze sociali ed economiche, per avvicinare periferie e solitudini, per accettare le sfide dell’innovazione e dell’inclusione». È poi la volta dell’elezione del resto dell’Ufficio di presidenza: due vicepresidenti (uno in quota maggiornza e l’altro alle opposizioni) e dei due segretari d’Aula (anche qui: uno alla maggioranza e uno all’opposizione. Vicepresidente vicario è Carmine Barbati, della lista Civica Gualtieri (CG), eletto con 28 preferenze. Vicepresidente, espresso dall’opposizione, Paolo Ferrara del Movimento 5 stelle che ha ottenuto 14 voti. Su 49 votanti sono state 6 le schede bianche e una la scheda nulla. Per quanto riguarda i segretari d’Aula, gli eletti sono Claudia Pappatà del Pd, con 29 voti e Fabrizio Santori della Lega con 14 preferenze. Cinque le schede bianche, una la scheda nulla. «Abbiamo assistito al solito accordo sottobanco M5s-FdI. I 5 Stelle come noto sono un punto di riferimento dei progressisti, però votano con FdI: la situazione è piuttosto kafkiana ma era scontato. La logica è la seguente: siccome i 5S (alleati del Pd) non hanno appoggiato Gualtieri, Meloni gli regala vicepresidente e presidente della Commissione Expo. La politica della Meloni per Roma». Secondo indiscrezioni, la commissione speciale dedicata al dossier sulla candidatura di Roma ad ospitare Expo 2030, dovrebbe essere presieduta dall’ex sindaca del M5s, Virginia Raggi.

 

 

Le parole di Calenda provocano la reazione di FdI, per bocca del capogruppo Giovanni Quarzo: «Calenda è in confusione. Giorgia Meloni non si occupa certo di cariche consiliari essendo impegnata su altri fronti. E poi vorrei ben dire che il gruppo di FdI vota più che volentieri chi si è astenuto al ballottaggio, rispetto a chi ha invece appoggiato espressamente Gualtieri contro Michetti e che subito dopo ha avuto addirittura due consiglieri del proprio schieramento che hanno espresso la volontà di sostenere il nuovo sindaco e di entrare in maggioranza. Mi sembra che Calenda sia un po’ in confusione - conclude Quarzo - forse qualcuno non lo ha accontentato». «Calenda raccoglie i frutti delle proprie ambiguità. Vorrebbe ricoprire i ruoli che spettano alle opposizioni e non accetta che la vicepresidenza dell’Aula vada al M5S. Tra le consuete capriole e giravolte avrebbe voluto continuare a dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Stavolta invece la botta l’ha presa lui e dovrebbe solo accettarlo con fair play», rincara la dose Antonio De Santis, consigliere capitolino della lista Civica Raggi. Polemiche a parte, in apertura l’Assemblea Capitolina ratifica cinque surroghe a seguito della nomina ad assessori di due esponenti del Pd (Sabrina Alfonsi all’Ambiente e Rifiuti, e Maurizio Veloccia all’Urbanistica), della nomina ad assessore alle Attività produttive di Monica Lucarelli della lista Civica Gualtieri, della nomina ad assessore alla Scuola di Claudia Pratelli di Roma futura, della rinuncia alla carica di consigliere del candidato sindaco di centrodestra Enrico Michetti, che non siederà tra i banchi di Fratelli d’Italia.

Per il Pd entrano in Aula, Antonella Melito e Cristina Michetelli. Per la Civica Gualtieri entra Rocco Ferraro. Per Roma futura entra Tiziana Biolghini. Per FdI entra Federico Rocca. Definiti anche i 12 capigruppo che siederenno nella Conferenza dei capigruppo: Valeria Baglio (Pd), Giorgio Trabucco (Lista civica Gualtieri), Alessandro Luparelli (Sinistra civica ecologista), Giovanni Caudo (Roma Futura), Paolo Ciani (Demos) e Nando Bonessio (Verdi) per la maggioranza; Giovanni Quarzo (FdI), Simonetta Matone (Lega), Marco Di Stefano (FI-Udc), Linda Meleo (M5S), Antonio De Santis (Civica Raggi) Flavia De Gregorio (Lista Calenda) per le opposizioni.

 

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