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Il reddito di cittadinanza è un voto di scambio che ha favorito Pd e M5S

Costantino Ferrara - Vice Presidente di sezione della Commissione Tributaria Provinciale di Frosinone
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Non si possono ignorare i vantaggi macroscopici sortiti nelle ultime amministrative, a Roma e Milano ma soprattutto a Napoli e al Sud, grazie agli elettori del «reddito di cittadinanza», per cui qualcuno ha parlato addirittura di voto di scambio; e forse tale ipotesi non è così peregrina! È parere di chi scrive, che sia in gran parte dovuto a quest’erogazione, il successo ottenuto dai candidati della «alleanza» Pd - Movimento 5Stelle. E anche la sproporzione tra i percettori, più numerosi al Sud piuttosto che al Nord depone in questo senso. L’Italia è una Repubblica, come dice la nostra Costituzione, fondata sul lavoro. Ma di chi? Sicuramente di quei cittadini che fanno giornalmente un duro lavoro, magari anche con retribuzioni inconsone, mentre il denaro pubblico viene elargito ad altri, molti dei quali nulla facenti e/o non aventi neppure diritto.

 

 

Facciamo qualche ragionamento di esempio che sia semplice da comprendere: 1) i magistrati onorari per esercitare le loro funzioni al servizio della giustizia e dello Stato, percepiscono circa 600 euro mensili; 2) una cassiera di un qualsiasi supermercato con 26/28 settimanali lavorative, percepisce 800 euro di stipendio mensile; 3) la maggior parte dei pensionati, dopo una dura vita di lavoro, percepisce un mensile di 800 euro. Di contro un percettore del reddito di cittadinanza, ogni mese riceve senza lavorare un congruo conguaglio. Ciò ha determinato una crisi nei ristoranti e nei bar, dove non si riesce a trovare del personale lavorativo (se non in nero!) per non perdere questa agevolazione. Sotto altro aspetto, egual menzione meritano gli extracomunitari che arrivano (quasi) quotidianamente sulle coste italiane, non (solo) perché scappano dalla guerra o dalla fame ma perché sanno ormai che in Italia si regala una vita economicamente accettabile, senza dover stancarsi con il lavoro. Il bengodi, dove si viene pagati ogni mese per non fare nulla, magari occupando il tempo lavorando in nero o perché no, per non annoiarsi, con qualche furtarello aggressione sporadica. Forse i nostri governanti si sono dimenticati quando, intercettando Buzzi e co. nella famosa operazione di «mafia capitale», venne fuori che non serviva più lavorare con la droga, in quanto era più redditizio fare soldi in modo pulito con i migranti.

 

 

Sarebbe stato apprezzabile che il governo, anziché rifinanziare con 9 miliardi di euro l’anno il reddito di cittadinanza, dopo aver speso già 20 miliardi, avesse utilizzato tali risorse per abbattere l’aumento del 30% delle bollette. Non bisogna parlare del sesso degli angeli, delle «apparenti» discriminazioni a danno delle donne, ma aprire un dibattito vero e profondo sulle discriminazioni economiche/retributive tra i lavoratori, tra gli italiani. Sarebbe interessante che su tali problematiche qualche battagliero e precursore avvocato coinvolgesse la corte costituzionale. Imprenditori d’assalto o dell’ultima ora hanno incassato miliardi di provvigioni su quantitativi di mascherine provenienti dalla Cina, fallate e dannose per la salute. Altro scandalo che è venuto fuori in questi giorni, soltanto grazie ad un paio di quotidiani, non asserviti al «potere», è quello relativo agli affari negli apparati militari: arrivati a questo punto, non sarebbe opportuno la costituzione di una task force composta da elementi dei carabinieri, della guardia di finanza e della polizia di stato per l’individuazione di scandali e di corruzione nella pubblica amministrazione?

 

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