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Nella Lega è tregua armata. Matteo Salvini impone la leadership, Giancarlo Giorgetti per ora non rompe

Ronny Gasbarri
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«Ascolto tutti e decido, come sono solito fare». Poche parole per ribadire il concetto chiave: a dettare la linea nella Lega è il segretario. E nessun altro. Matteo Salvini lo sottolinea due volte prima di entrare alla Camera e prendere parte al Consiglio federale convocato dopo le ultime dichiarazioni dell’eminenza grigia di via Bellerio, Giancarlo Giorgetti. D’altronde le ultime uscite del ministro dello Sviluppo economico sulla svolta europeista «incompiuta» del segretario e sulla collocazione europea del partito (che dovrebbe entrare nel Ppe, lontano dai sovranisti) non sono affatto piaciute al Capitano. La leadership appartiene a lui, che sul tema in questione ha idee molto diverse dal ministro, tanto che in Europa lavora ad altro. Nel corso del Federale però l’attesa resa dei conti con il titolare del Mise prende invece la piega di una tregua. Stando almeno a quanto trapela da fonti vicine al segretario, infatti, tutti gli intervenuti in Consiglio, «a partire da Giorgetti» ribadiscono «totale fiducia nell’attività, nella visione e nella strategia di Salvini». Con quest’ultimo che rivendica la direzione di marcia («la visione della Lega è vincente, ne sono convinto. Non inseguiamo la sinistra, perché altrimenti perdiamo») e allo stesso tempo lancia per l’11 e 12 dicembre una conferenza programmatica a Roma «per sancire, aggiornare e decidere i binari su cui viaggiamo».

 

 

«Noi siamo alternativi alla sinistra, in Italia e in Europa» sottolinea quindi Salvini entrando a Montecitorio «scortato» dal suo vice Andrea Crippa per recarsi in Sala Salvadori, negli uffici del Carroccio, dove va in scena l’incontro con la partecipazione tra gli altri dei tre vicesegretari (Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Fontana e Crippa), dei governatori, dei capigruppo di Camera e Senato (Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo), e dei commissari regionali. «La priorità è tagliare le tasse e difendere il lavoro» aggiunge, spiegando che «stiamo affrontando questo periodo di governo di unità nazionale per superare la pandemia». Gli obiettivi futuri prevedono invece orizzonti differenti: «Abbiamo in testa un governo liberale e di centrodestra fondato su alcuni valori come la difesa della famiglia, delle libertà e il taglio delle tasse». Il concetto è ribadito anche in apertura di Federale con un intervento fiume di oltre 50 minuti in cui il segretario fa il punto della situazione politica. Rimarca «il massimo impegno sul taglio delle tasse. Nove miliardi per regalare redditi di cittadinanza a furbi ed evasori non è rispettoso per chi fatica e lavora, interverremo in Aula per dirottare sul taglio delle tasse una parte di quei miliardi».

 

 

«Mi interessa parlare di flat tax o bonus ai genitori separati. Mi appassionano i temi concreti. Non di altro» avvisa, e poi sulla collocazione in Europa del Carroccio, tira dritto: «Avanti per un grande gruppo, identitario, conservatore e di centrodestra, alternativo ai socialisti con cui il Ppe governa insieme da anni». «Il Ppe non è mai stato così debole - evidenzia - è impensabile entrare nel Partito popolare anche perché è subalterno alla sinistra. E noi siamo alternativi alla sinistra». Tanti saluti perciò alla via suggerita da Giorgetti.

 

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