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«Serve un Reddito di Cittadinanza 2.0»

Rossini (Alleanza contro la povertà) chiede interventi decisi al Governo

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«Occorre operare verso una revisione complessiva del Reddito di cittadinanza per rendere questo strumento davvero efficace». Roberto Rossini, docente di Sociologia al Canossa Campus di Brescia e dal 2016 portavoce dell’Alleanza contro la Povertà, commenta così la bozza della prossima legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei ministri lo scorso 28 ottobre.

Alleanza contro la Povertà, nata alla fine del 2013, raggruppa 36 realtà sociali composte da associazioni, rappresentanze dei comuni e delle regioni, enti che operano nel terzo settore e sindacati, che svolgono su tutto il territorio nazionale attività a favore di chi vive condizioni d’indigenza.

«È stato previsto solo un “piccolo tagliando” che focalizza la sua attenzione sul percorso di inclusione lavorativa, trascurando aspetti altrettanto importanti per una misura che innanzitutto deve essere tarata in modo da sostenere adeguatamente le famiglie in forti difficoltà economiche. -prosegue Rossini - Bene la decisione di mantenere il Reddito di Cittadinanza ma siamo ben lontani dagli interventi utili a rafforzarne l’efficacia».

Il portavoce dell’associazione poi entra nello specifico: «Non è accettabile non intervenire sulla scala di equivalenza Isee, - spiega - che così com’è concepita, penalizza le famiglie numerose con minori. Allo stesso modo ripetiamo che bisogna eliminare il discriminatorio vincolo di residenza di 10 anni per le famiglie di origine straniera, riportandolo sul più ragionevole livello di 2 anni previsto per il Rei. Occorre inoltre allentare il vincolo di accesso sul patrimonio mobiliare oggi troppo stringente, perché un piccolo risparmio non deve essere causa di esclusione dalla prestazione».

Soddisfazione per la prevista riduzione della tassazione applicata al reddito di lavoro ma «troppo poco portarla all’80%, Alleanza per la Povertà auspica che sia portata al 60%», indica il portavoce.

Infine Rossini lancia l’appello al Governo: «Si faccia un Reddito di cittadinanza 2.0, una nuova versione. Durante la fase acuta della pandemia è stato necessario introdurre il reddito di emergenza, segno che la misura esistente da sola non bastava. Per il dopo Covid occorre dunque ripensarla. C’è un’interpretazione sbagliata del “povero”, troppo spesso identificato come nullafacente. Ci sono persone invece disagiate e per loro lavorare non è facile. Controlli sì, vanno fatti, ma senza perdere di vista la realtà».

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