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Quirinale, terrore del voto per M5S e Pd. Conte apre a Draghi al Colle e Letta temporeggia

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Mario Draghi al Quirinale? "È prematuro ma non possiamo escluderlo". Giuseppe Conte rompe gli indugi e apre all'ipotesi del premier eletto al soglio più alto di Roma. Parole che spazzano via le nubi sulla posizione del leader M5S sul dossier e che nello stesso tempo rendono reali i timori che in questi giorni avevano agitato la sfera dei pentastellati. Nessuna paura, rimarca lo stesso ex avvocato del popolo, che smentisce "veti" sulla figura dell'ex capo della Bce come successore di Sergio Mattarella, e nello stesso tempo assicura: "Pensare di eleggere un presidente della Repubblica e un attimo dopo votare non è nell’ordine delle cose. Non abbiamo nessuna fretta di andare a votare...".

Il classico colpo al cerchio e uno alla botte - con tanto di invito al centrodestra di "avviare un confronto trasparente" - aprendo però un'incognita che difficilmente si sposa con il suo ragionamento. "Dobbiamo fare tante verifiche con lui e rispetto alla situazione complessiva politica, istituzionale e del paese - sostiene - L’obiettivo è quello di mettere in sicurezza il Paese dalla pandemia, poi dobbiamo continuare a spingere sul 6% di Pil grazie alle politiche espansive che abbiamo iniziato nel 2020 e continuiamo con la legge di bilancio. Dobbiamo avviare bene il Pnrr".

Con Draghi al Quirinale, insomma, chi prenderebbe il suo posto senza andare ad elezioni? L'ipotesi Daniele Franco è stata rimandata al mittente dal diretto interessato, ed escluso il fedelissimo di Draghi, a guidare il paese, sono poche le carte da giocare, davvero fattibili, senza richiamare gli italiani alle urne. C'è chi maligna e rispolvera i desiderata dello stesso Conte pronto a riconquistare la campanella di palazzo Chigi, oppure ipotizza un accordo segretissimo tra il pentastellato e il segretario del Pd, Enrico Letta - sancito al ristorante da Settimio poche settimane fa- che prevederebbe una transizione con lo stesso Letta fino ad ottobre e poi il voto. Giusto in tempo per far maturare i vitalizi ai parlamentari. "Fantapolitica - commenta a caldo un esponente M5S- l'unico scenario possibile è quello di Draghi alla guida del governo fino al 2023, poi si vedrà".

L'apertura di Conte, dunque, agita le sue truppe, che per la maggior parte vorrebbero, invece, convincere Sergio Mattarella al bis, mantenendo lo status quo dell'esecutivo. Le sirene di Conte, tuttavia, non vengono accolte dal centrodestra, che immediatamente dopo l'intervista a Lucia Annunziata su Raitre, fanno partire la batteria delle dichiarazioni. Complice, certamente, anche un G20 che ha riportato l'Italia al centro dell'Europa che decide.

"Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, grazie alla sua autorevolezza e alla solidità del suo governo, ha dialogato alla pari con i grandi del pianeta e ha dato l'imprinting decisivo a questo summit. Il nostro Paese è nuovamente credibile, affidabile, e mai come in questo periodo storico viene visto come un modello da tanti leader mondiali", plaude Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le autonomie. A farle eco il leader del Carroccio, Matteo Salvini, "complimenti al presidente Draghi per la gestione del G20, con lui l'Italia ha ritrovato autorevolezza e prestigio internazionale".

Anche Matteo Renzi rimarca, con la solita vena polemica: "Vedo l'Italia al #G20 con Draghi. E penso a quelli che dicevano 'O Conte o morte'. Ed a quelli che dopo il Papeete dicevano 'Elezioni!'. Abbiamo ricevuto insulti, minacce, odio. Ma quando vedo che al G20 c'è Draghi (non Conte o Salvini) mi scopro felice di andare #Controcorrente".

Sicuramente il passo in avanti non è piaciuto al Nazareno che sul tema anche ha i nervi scoperti, soprattutto dopo il ko della legge Zan in Senato. "Noi come Pd ci siamo dati la regola che di Quirinale di parla da gennaio", sottolinea il segretario dem. "Oggi con la legge di bilancio e con tantissime cose importanti che faranno discutere il parlamento nei prossimi mesi, se il parlamento affrontasse tutti i prossimi voti con la logica di pensare al voto per il Quirinale sarebbe un errore grave", chiosa. Come dire, dopo la legge sull'omofobia affossata, meglio non tornare a prove muscolari, mettendo sul piatto il destino del Quirinale.

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