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Draghi si loda da solo: Manovra da applausi con tanta propaganda

Franco Bechis
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Il consiglio dei ministri ha approvato ieri una manovra da 30 miliardi di euro per il 2022 che è in gran parte ancora da scrivere, visto che non c'è praticamente nessuna indicazione- salvo l'importo generale di 8 miliardi di euro- sul principale intervento di riduzione delle tasse. Ci sono molte norme importanti per favorire gli investimenti pubblici e privati anche usando la leva del fisco, e altre norme altrettanto rilevanti sulla protezione sociale.

 

Mario Draghi aveva un documento di indubbio rilievo, ma non gli è bastato e ormai con il vizio del politico consumato ha esagerato un po'. Come non bastasse il consenso che praticamente gli viene concesso non solo da tutti i media italiani, da grandissima parte della popolazione e pure dal mondo intero, il premier ha voluto iniziare la sua conferenza stampa con una smargiassata: “Quando abbiamo finito il consiglio dei ministri hanno tutti applaudito...”.

Sarà pure vero, ma ci mancava davvero l'auto-applauso. Poi Draghi ha continuato sostenendo che nella manovra abbassa le tasse per 12 miliardi di euro. Siccome l'unico articolo chiaro all'inizio era quello sulla creazione di un fondo da 8 miliardi di euro per ridurre il cuneo fiscale con un abbassamento Irpef e Irap tutto da definire, i giornalisti in conferenza stampa hanno subito chiesto lumi al ministro dell'Economia Daniele Franco: “come si arriva a 12 miliardi?”.

Franco, che non è politico consumato, ma tecnico sopraffino, non si è nascosto dietro paraventi. Così è saltato fuori che quello che Draghi rivendicava come abbassamento delle tasse lo è in misura assai più ridotta, oltre ad essere in gran parte da definire. Innanzitutto gli 8 miliardi non sono tutti di questa manovra, perché di questa cifra ce ne erano già 2 miliardi messi dalla manovra dell'anno scorso del governo di Giuseppe Conte. Quindi i fondi nuovi sono 6 miliardi, e vedremo se alleggeriranno le tasse alle aziende o ai lavoratori, o in che misura alle une e agli altri perché è ancora tutto da definire. Poi viene considerata diminuzione delle tasse il varo rinviato di un anno (dal primo gennaio 2022 al primo gennaio 2023) di plastic e sugar tax.

 

E anche questa- che non pesa poco- è una riduzione per modo di dire: nessuno le pagava fin qui, e continuerà a non pagarle temporaneamente per l'anno prossimo. E' un rinvio di una stangata fiscale, non una riduzione delle tasse. Viene considerata come riduzione della pressione fiscale anche la posta di 2 miliardi che dovrebbe calmierare una piccola parte del maxi-aumento delle bollette energetiche (luce e gas). Anche qui si tratta di una posta contabile, perché per ridurne l'impatto che mette in difficoltà milioni di famiglie, si cercherà di abbassare l'Iva senza però compensare con questo gesto l'aumento complessivo. Attenzione dunque a come si comunica, perché se a un cittadino a cui toccherà sborsare di più rispetto a prima gli dici pure che gli hai abbassato il fisco, si sentirà preso in giro da chi governa. Perché alla fine dei conti il bilancio di casa sarà più povero di prima, e non è che questa situazione aiuterà un granché quella crescita del Pil che sembra stare tanto a cuore di Draghi e della sua compagnia plaudente di ministri. 

 

Peggiorano le condizioni per andare in pensione, in modo graduale. Ma dal 2023 peggioreranno sensibilmente, portando tutti gli italiani a rientrare di fatto nei limiti aggiornati in peggio della contestatissima legge Fornero. E anche questo non sarà buon viatico per la fiducia delle famiglie e l'agognata ripresa, che infatti anche nelle previsioni del governo sarà ben più contenuta di quella che si sta vivendo ora e che ancora si godrà per la prima parte del 2022 (anche per il confronto con l'economia messa in ginocchio dalla pandemia). Da un governo come questo ci si sarebbe atteso un profilo meno propagandistico delle misure, che pure in gran parte dell'articolato sono tutt'altro che disprezzabili.

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