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Ecco chi ha paura di Berlusconi al Quirinale. La scalata del Cav è possibile

Daniele Di Mario
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Giorgia Meloni, intervenendo al «Salone della giustizia», lo dice senza giri di parole: «Il Presidente della Repubblica lo elegge il popolo sovrano. Se il Parlamento dovesse eleggere Berlusconi, nessuno dovrebbe e potrebbe dire nulla. Berlusconi presidente e capo del Csm? Non so perché debba far ridere. Sarebbe epocale e di impatto. Poi vedremo cosa accadrà, perché il centrodestra non ha i numeri» per eleggere da solo il capo dello Stato. Una frase, quella del presidente di Fratelli d'Italia, inappuntabile, che spiega benissimo perché Pd, M5S e sinistre siano terrorizzate dall'elezione del successore di Sergio Mattarella.

 

Il fallimento del Ddl Zan rappresenta solo un piccolo esempio di cosa potrebbe accadere quando il Parlamento in seduta comune si riunirà per scegliere il nuovo Capo dello Stato. Se Mario Draghi alla fine dovesse rimanere a Palazzo Chigi, il centrosinistra rischia seriamente di incartarsi, soprattutto ora che, dopo il voto segreto in Senato sulla «tagliola» del centrodestra sul Ddl Zan, i rapporti tra il segretario del Pd Enrico Letta e il leader di Italia Viva Matteo Renzi sono ai minimi storici. E allora vedere Silvio Berlusconi alla presidenza della Repubblica potrebbe essere più d'una ipotesi.

 

Il centrodestra da solo non ha i voti: ne mancherebbero 50/60, ma dalla quarta votazione (quando la maggioranza richiesta scende dai due terzia a quella assoluta) potrebbe provarci sul serio, approfittando delle divisioni nel campo riformista e magari cercando un'intesa proprio con Renzi. Ma anche se la carta Berlusconi dovesse non rivelarsi alla fine vincente, il centrodestra sarebbe comunque determinante per eleggere il Presidente della Repubblica, con Pd e M5S costretti a parlare non solo con Italia Viva, ma anche con FI, Lega e FdI. Un incubo per Enrico Letta e Giuseppe Conte.

VERTICE A VILLA GRANDE
Intanto a Villa Grande, residenza romana di Berlusconi, va in scena il vertice tra il leader azzurro, il segretario del Carroccio Matteo Salvini e i ministri e i capigruppo di FI e Lega. Un'ora e trenta di confronto al quale partecipa anche Gianni Letta. Sedici persone in tutto. La riunione affronta anche il dossier Quirinale con il Cav candidato del centrodestra. Si parla anche di legge elettorale, possibile contropartita per gli alleati. L'indicazione è sempre la stessa: il maggioritario non si tocca. Di fronte al riso senza carboidrati, il konjac, voluto dal padrone di casa, infatti, arriva la conferma di un accordo di massima su due punti: «Difesa del sistema elettorale maggioritario e una strategia comune sul Quirinale». Salvini coglie l'occasione per vestire i panni del leader e lanciare quello che ai più suona come un vero e proprio monito, rivolto soprattutto ai ministri azzurri, che da giorni chiedono al Cav di non fidarsi dell'abbraccio mortale di Lega e FdI sul Colle e di non trasformare Forza Italia in forza subalterna del fronte sovranista.

 

Salvini sferza gli alleati sulla riforma elettorale (serve compattezza sul maggioritario «altrimenti avremo il Pd al governo a vita») ma è chiaro che il suo messaggio va oltre. Tradotto: marciamo compatti, così siamo più forti, come dimostrato ieri al Senato nella «tagliola» al ddl Zan. «L'unità del centrodestra è un valore, anche in vista del Quirinale e delle prossime politiche», l'avvertimento del numero uno di via Bellerio che insiste: «Dobbiamo puntare a vincere e governare col centrodestra unito». E ancora con una battuta: «Anche per questo non prendo in considerazione il proporzionale, d'altronde il maggioritario l'ha inventato proprio Berlusconi...». Si parla anche di manovra, con Berlusconi e Salvini che dicono ai loro ministri: «Nella legge di bilancio dobbiamo incidere con un taglio delle tasse significativo». Si palra anche di Giorgia Meloni. Berlusconi e Salvini concordano infatti sulla necessità di «procedere il più velocemente possibile ad individuare i candidati per le prossime elezioni amministrative».

E qui il nome del presidente di FdI arriva al tavolo. «Dobbiamo fare presto, coinvolgendo gli altri partiti di centrodestra a partire da Fratelli d'Italia», concordano Berlusconi e Salvini. Linea condivisa anche sulla necessità di evitare scontri e divisioni: «Presto verrà riconvocato un vertice allargato alla Meloni per discutere delle prossime amministrative», è l'intesa finale. Anche perché la stessa Meloni, parlando sempre al «Salone della giustizia», aveva espresso rammarico sui tempi con cui sono stati scelti i candidati alle ultime comunali.

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