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G20, Mario Draghi alla sfida del clima. A Roma summit su salute, vaccino e ripresa post-Covid

Pietro De Leo
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È un G20 difficile, quello che andrà in scena sabato e domenica alla nuvola dell’Eur a Roma, dove si intrecciano varie partite. C’è la sfida dell’agenda, innanzitutto, fondamentale nei tre pilastri che sorreggono il momento attuale. Ossia clima, tutela della salute, questione economico-sociale. E poi c’è la partita della leadership di Draghi, che detiene la presidenza di turno del gruppo: dalla conduzione dei lavori, e soprattutto dai risultati, dipenderà la possibilità o meno o meno di incassare un dividendo politico per il protagonismo in ambito internazionale, specialmente nel quadro europeo, quando sarà esaurito il commiato di Angela Merkel. Tornando all’agenda, poi, c’è una strettoia ardua, quella sul clima. Sì, perché qui il Presidente del Consiglio italiano vuole giungere ad un accordo sulle iniziative per la riduzione delle emissioni (in direzione del contenimento del riscaldamento globale secondo gli obiettivi stabiliti dagli accordi di Parigi) che sia preliminare rispetto alla Cop26, convocata immediatamente dopo a Glasgow. Per fare un esempio della differenza delle sensibilità in campo, considerando che i Paesi partecipanti al G20 rappresentano l’80% delle emissioni totali di gas serra, soltanto sei Paesi (tra cui l’Italia) hanno aumentato i cosiddetti «NCDS» (Contributi determinati nazionali), cioè quelle iniziative contro il cambiamento climatico che vanno implementate ogni cinque anni, a partire dal 2015. L’India, per dire, non ha ancora aggiornato il proprio.

 

 

Poi c’è il tema della tutela della salute, con il tema pendente dello squilibrio nell’accesso ai vaccini che porta i Paesi industrializzati a sviluppare il proprio sforzo sul programma Covax, ossia la distribuzione dei sieri alle aree del mondo più povere (appena il 50% della popolazione del globo ha ricevuto almeno una dose). E sul tavolo del vertice, peraltro, ci saranno anche tutti gli aspetti pratici dell’obiettivo che riguardano il trasporto e l’utilizzo dei vaccini. Altro tema, poi, sarà la prospettiva economica nel post Covid. Al di là della scansione dell’agenda, rilevano gli equilibri internazionali, che già si delineano con la presenza fisica dei leader. Solido l’ancoraggio atlantico, con Joe Biden, che Mario Draghi incontrerà già alla vigilia del Summit, venerdì. Non ci saranno il leader cinese Xi Jinping e il Presidente Russo Vladimir Putin. A Roma invieranno i rispettivi ministri degli Esteri, loro interverranno in videocollegamento, non interrompendo quindi l’usanza mantenuta per tutta la durata del Covid. Anche se molti osservatori assegnano alla scelta un significato politico, che non creerebbe la migliore precondizione per l’intesa di massima sul clima.

 

 

Non ci saranno, peraltro, neppure il premier giapponese Fumio Kishida e il presidente del Messico Lopez Obrador. La portata dei temi in campo, inoltre, ha fatto sì che questo G20 contempli la partecipazione anche dei numeri uno di organismi sovranazionali, come il Segretario Generale Onu Gutierres, poi Tedros Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms e rappresentanti di organismi di cooperazione africana e asiatica. In un vertice che suscita preoccupazioni sul piano dell’ordine pubblico, dove le proteste che da sempre accompagnano questo tipo di summit potrebbero innestarsi anche con quelle dei no-vax e no green pass. E già da ieri sera alle 22 sono stati identificati i controlli alle frontiere italiane.

 

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