psicodramma napoletano
Un posto in Parlamento. Panico alla Camera per la soap "Un posto al Sole": interrogazione a Draghi
La rivolta correva sui social da qualche giorno. Da quando, cioè, Dagospia per primo aveva sganciato la «bomba»: «Nel prossimo Cda della Rai l’ad Carlo Fuortes annuncerà il nuovo talk politico della Annunziata. Che andrà in onda su Rai 3 alle 20.30. Mentre la soap "Un posto al sole" traslocherà alle 18.30». Ora, però, la questione è diventata politica. Perché il ventottenne deputato dei 5 stelle Luigi Iovino (napoletano, non è una coincidenza) ha deciso di investire del caso nientemeno che il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Che, impegnato nella faticosissima trattativa con i sindacati sulle nuove pensioni, avrà forse vissuto la faccenda come un momento di sana leggerezza. Cosa sostiene Iovino? Semplice: che non si possa fare un simile sgarbo a Napoli, perché cambiare l’orario della soap significherebbe abbatterne gli ascolti e decretarne la fine. Con un danno irreparabile per gli aficionados che non si perdono una puntata da 25 anni (il debutto risale al 1996) e che sono tuttora stabilmente quasi due milioni. Senza contare gli effetti negativi per la città, per l’industria che gravita intorno alla realizzazione delle puntate e per l’indotto turistico che la soap genera.
In effetti sarà capitato a molti, quando si passa per Posillipo con un napoletano, sentirsi indicare la splendida Villa Volpicelli, sul mare, con queste parole: «Là è dove girano Un posto al Sole». Palazzo Palladini, il nome nella soap. Non è ben chiaro perché l’interrogazione sia stata presentata alla Presidenza del Consiglio. Trattandosi di materia Rai, l’interlocutore più giusto sarebbe stato il ministro dell’Economia Daniele Franco. Ma tant’è. La polemica a poco a poco è cresciuta d’intensità e, se c’è stata una minoranza che ha accusato i grillini di occuparsi di cose poco serie (ma, in effetti, quelle serie le tratta Draghi da solo senza interpellare i partiti), tantissimi internauti si sono schierati proprio a difesa della soap e contro l’ennesimo talk in prima serata. A schierarsi senza mezzi termini è stato Giovanni Minoli, che della serie napoletana è stato il creatore: «Al di là di ogni congettura e ipotesi, mi piace parlare dei fatti - ha scritto su Twitter - ed è un fatto che “Un posto al sole” dopo 25 anni registra ancora uno share del 7% con 1.693.000 spettatori. Numeri importanti che nè la Rai nè Franco di Mare possono ignorare. È per questo che sono convinto che resterà un’idea l’ipotesi di spostare "Un posto al Sole" dalla sua storica fascia oraria». In effetti il 7% di share per la terza rete è un risultato ragguardevole. In termini di concorrenza, poi, è grosso modo quanto fa, nella stessa fascia oraria, «Otto e mezzo» della Gruber su La7 e molto di più di quello che ottiene Barbara Palombelli con «Stasera Italia» su Rete 4.
In tanti, insomma, sono convinti che andare a inserire l’ennesimo talk in una fascia già affollatissima di programmi analoghi non sia un’ideona. Peraltro, gli spostamenti orari rappresentano sempre un rischio. Basti vedere il super flop collezionato dal riadattamento dello storico «Quelli che il calcio» per portarlo dalla domenica pomeriggio al lunedì sera. La prima ad avvertire forse una certa pressione per il clamore della vicenda e per la potenziale responsabilità da sobbarcarsi è proprio Lucia Annunziata. Che, sentita dal Fatto Quotidiano, ha provato a ridimensionare il caso: «C’è uno studio in corso che è ben lontano dall’essersi concluso in tutti i sensi, come la Rai può confermare. Stanno studiando se è possibile avere un talk nell’access perché non è una cosa semplice». Per poi specificare: «Io sono napoletana, a "Un posto al sole" ci tengo. Ma secondo lei la Rai si vuole privare di questa soap così importante?». Una prima risposta a questa domanda ci sarà proprio oggi. È in programma, infatti, il famoso Cda che, secondo Dagospia, avrebbe dovuto portare al cambio di palinsesto. Chissà che il tam tam sul web non abbia provocato una retromarcia di viale Mazzini. O se non sia arrivata la moral suasion di Mario Draghi, tampinato dal battagliero deputato napoletano.