Sul Monte dei Paschi di Siena palla a Bruxelles L'Europa per ora prende tempo e non si esprime
La vicenda Mps supera gli aspetti puramente finanziari dell’operazione e investe Commissione Ue e Parlamento. La partita ora si gioca non solo nelle stanze del Tesoro e delle banche interessate, ma approda a Bruxelles, che dovrà esprimersi su una possibile proroga per la cessione da parte del Mef della quota detenuta in Mps, e in Parlamento, dove ieri si è deciso di audire nei prossimi giorni i vertici di Unicredit e Mps. Sullo sfondo continua l’analisi sui possibili sbocchi che si sono aperti con lo stop dell’acquisizione della storica banca senese da parte di Unicredit, anche se c’è chi, come il segretario generale della Fabi Lando Sileoni, resta convinto che alla fine il matrimonio si dovrà comunque consumare. Sul fronte europeo per ora si punta a tenere la carte coperte. Interpellata in un briefing a Bruxelles la portavoce della Commissione Ue, Arianna Podestà, ha tagliato corto: «Non abbiamo commenti specifici, la Commissione sta seguendo da vicino gli sviluppi che riguardano Mps ed è in contatto con le autorità italiane», ha spiegato aggiungendo: «L’Italia si è impegnata a vendere tutte le quote entro una certa data. Il termine temporale per la privatizzazione non è scaduto e non possiamo fare commenti su questa scadenza perché è una informazione riservata. Come sempre, è responsabilità degli Stati adempiere a questi impegni e proporre come rispettare tali impegni, e spetta perciò all’Italia decidere e proporre modalità per uscire da Mps».
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Parallelamente a Roma si muove il Parlamento. E al termine di un ufficio di presidenza la Commissione sulle banche ha deciso di convocare per l’8 novembre nel pomeriggio l’ad di Unicredit, Andrea Orcel, e Guido Bastianini, ad di Mps per fare il punto e ascoltare possibili nuove strategie da mettere in campo. Il principale sindacato bancario resta comunque convinto che il perimetro dell’operazione resterà compreso tra Milano e Siena. Dice Sileoni: «Non credo che la trattativa sia definitivamente chiusa, credo si cerchi di prendere tempo: le parti dovranno incontrarsi perché secondo me, che conosco bene la vicenda, dovrebbero in qualche modo venirsi incontro e ci sono le condizioni per poter arrivare in qualche modo a un accordo» tra il Ministero dell’Economia e Unicredit. Non esclude questo sbocco neanche Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia. «Il fallimento delle negoziazioni per l’aggregazione tra Unicredit e MPS porta nuovi problemi all’esecutivo su un dossier che sembrava essere stato chiuso con una soluzione di mercato. Nel breve sarà molto difficile trovare un nuovo acquirente e il Tesoro dovrà richiedere ulteriore tempo alla Commissione Europea per la vendita di MPS (scadenza a fine anno) e procedere con un aumento di capitale».
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In questo contesto per Diodovich i possibili scenari percorribili restano comunque tre: modello stand-alone; ricerca nuovi acquirenti; ritorno al tavolo delle trattative con Unicredit. Con quest’ultimo in buona posizione: «Non è esclusa la possibilità che Tesoro e vertici di Unicredit possano tornare al tavolo delle trattative e trovare un compromesso sulle questioni che hanno fatto saltare l’accordo». Una strada alternativa la propone l’economista Giulio Sapelli che punta sulla trasformazione di Mps in una banca di territorio. «Questo significa ridimensionare le aspettative, ma è l’unico modo per conservare prestigio e nome ed evitare la macelleria sociale».
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