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Berlusconi a Bruxelles gela gli alleati: "Io il prof, loro gli allievi"

Gianni Di Capua
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Ad aspettarlo, nonostante la pioggia di Bruxelles, ci sono decine di telecamere. Silvio Berlusconi scende dalla macchina e si gode la scena, come una rockstar al rientro dopo un lungo periodo di assenza dai palcoscenici che contano. È l'ultimo summit Ppe di Angela Merkel e l'ex Cav è venuto a salutare la cancelliera tedesca. «Ho un piccolo omaggio per lei», rivela ai cronisti che lo aspettano, raccontando di una collaborazione tra loro sempre «positiva» e di una lunga amicizia tra Germania e l'Italia. Berlusconi è reduce dal vertice di villa Grande, con Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Dopo l'unità sbandierata a Roma, però, giunto nella capitale delle istituzioni europee, il suo obiettivo principale sembra essere quello di rassicurare i colleghi Ppe rispetto ai suoi alleati, prendendo, di fatto, le distanze da loro. «Ci deve essere assoluta tranquillità da parte dei leader europei sul fatto che il centrodestra italiano è lontano da ogni estremismo e da ritorni al passato», scandisce. Però proprio a Bruxelles si è consumata l'ennesima divisione nel centrodestra. Lega e Fratelli d'Italia hanno votato «no» alla risoluzione del Parlamento europeo sulla Polonia che condanna la sentenza della Corte costituzionale polacca che non riconosce il primato del diritto comunitario su quello nazionale.

Nelle stesse ore, la telefonata di Matteo Salvini a Marine Le Pen, con la quale il leader del Carroccio rinsalda l'asse con la esponente della destra francese e riafferma la volontà di costruire un nuovo gruppo di centro destra a Bruxelles, «che possa unire il meglio del gruppo Identità e Democrazia, dei Conservatori e del Ppe». Caso che ha scatenato la reazione dell'Unione europea e che è finita sul tavolo dei leader riuniti a Bruxelles. Forza Italia, invece, insieme al Pd e al Movimento Cinque Stelle, ha votato a favore della risoluzione. L'unico a essre tranquillo è proprio il Cavaliere che derubrica il «fattaccio» a «dialettica politica di propaganda» e il rapporto con Salvini e Meloni a una sorta di «gavetta» politica con ruoli ben definiti: «I miei alleati hanno metà della mia età...figurati se io devo essere preoccupato. Sono un professore in cattedra e loro gli allievi», dice scherzando ma non troppo. Poi d'un tratto l'ex Cav si fa serio, ed è quando si parla di Mario Draghi.

Con tutte le eccezioni del centrodestra si rischia di «regalarlo» alla sinistra? «Assolutamente no», dice sicuro, vantando un rapporto «solidissimo» e di lunga data. Da quando, racconta, contro il parere negativo di Giulio Tremonti, volle l'attuale premier alla guida di Bankitalia e poi, vincendo di volata proprio contro Merkel che voleva uno dei suoi, lo incoronò leader Bce.

E Berlusconi, al Quirinale, come lo vede? lo incalzano i cronisti. «Berlusconi lo vedo in forma dopo un po' di acciacchi dovuti al Covid e non ha idee al riguardo», la risposta. Scherzosa e tattica allo stesso tempo. Del resto l'ex Cav ha incassato proprio mercoledì il sì degli alleati ad una sua possibile candidatura per il Colle più alto. Ma la partita a scacchi tra «il professore in cattedra» e «gli allievi» è appena cominciata.

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