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Le nomine di Giuseppe Conte spaccano il Movimento 5 Stelle: "Non vuole il dissenso"

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Il 'day after' l'annuncio della nuova squadra di vicepresidenti, è tempo di analisi nel variegato mondo del Movimento 5 Stelle. Giuseppe Conte ha scelto un quintetto di 'fedelissimi', tenendo fuori dal primo cerchio i rappresentanti del dissenso interno. Una scelta rischiosa, quella del leader pentastellato, che nella riunione congiunta di giovedì sera con deputati e senatori ha toccato con mano una parte del malumore che aleggia nelle truppe. All'appuntamento si è presentato con la 'corazza' dell'analisi del voto alle amministrative ("non è il momento di piangerci addosso") e, soprattutto, le nomine interne da annunciare in diretta streaming (anche se ha funzionato scatti). Ma l'effetto sorpresa non placa la delusione. Anzi, in molti casi la acuisce. "Non vuole il dissenso", si sfoga un deputato della 'vecchia guardia'. Che riflette: "Ci sta a volere che non si esterni, ma almeno al nostro interno bisogna concedere canali a chi pensa che si stia sbagliando direzione". Perché non è possibile "subire in silenzio".

 

 

La delusione potrebbe trasformarsi presto in insofferenza, termine usato anche dallo stesso Conte in un passaggio della sua relazione in assemblea. Ecco perché, nonostante tutto, nelle truppe la voglia di rottura non è del tutto matura. "Dovrebbe fare più riunioni, costruttive e non solo post su Facebook", osserva un altro parlamentare alla seconda legislatura. Diversi portavoce non si sentono pienamente coinvolti nel progetto, ma allo stesso tempo non riescono nemmeno a comprendere quali siano i temi, gli obiettivi e la linea. Poi c'è un altro punto che agita le acque in casa M5S: che fine farà la legislatura.

 

 

Nel suo discorso Conte ha detto che il sostegno al governo Draghi è stato un "costo politico" per il Movimento, ma non sarà "un assegno in bianco". Tutto è legato alla campagna vaccinale e all'azione di rilancio dell'economia con il Pnrr. Il timore è che dopo aver eletto il nuovo presidente della Repubblica possa venirgli la tentazione di virare verso le elezioni anticipate. Un dubbio che Vincenzo Spadafora ha espresso pubblicamente, in riunione, ponendo una domanda diretta al leader: dicci se davvero vuoi portarci al voto anticipato nel 2022. La risposta non è stata un secco no, ma un implicito rinvio al suo speech: dipende da cosa farà il governo.

 

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