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Berlusconi torna e riporta l'unità. Così Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia ripartono dopo il ko alle elezioni

Luigi Frasca
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Più unità e condivisione d’ora in avanti dopo il «5 a 1» anche ai ballottaggi per le amministrative e no al proporzionale, proprio in nome dello spirito di coalizione. Questo il «nocciolo» del vertice dei leader di centrodestra tenutosi ieri a «Villa Grande», nuovo quartier generale romano di Silvio Berlusconi. Il Cav, assicurano i rispettivi staff, ha accolto Matteo Salvini e Giorgia Meloni in un clima cordiale e collaborativo, certamente più disteso rispetto alle frizioni emerse con forza sulla stampa e non durante la campagna elettorale appena conclusa. Non a caso, al termine del summit viene diffuso un video, una sorta di photo opportunity, dove il «Capitano» bacia e abbraccia i suoi alleati e appare sorridente. Un’atmosfera confermata anche dalla nota finale dove si parla di «incontro cordiale». A colpire sono le ultime righe dove, raccontano, emerge quello che sarebbe stato l’accordo di massima siglato ieri davanti a un piatto di riso allo zafferano e pere al vin brulè come dessert: «Il centrodestra intende continuare a lavorare come coalizione e ha confermato conseguentemente la propria indisponibilità a sostenere un cambiamento della legge elettorale in senso proporzionale».

 

 

Raccontano che, per capire l’asse sul maggioritario, bisogna tener conto della partita del Colle, che resta sempre sullo sfondo. Indicativo, a tal proposito, il passaggio del comunicato conclusivo dove si sottolinea che il «centrodestra intende muoversi compatto e per tempo per preparare i prossimi appuntamenti elettorali e politici, con particolare attenzione all’elezione del prossimo presidente della Repubblica». Qualcuno lo ha ribattezzato il «patto delle pere», prendendo spunto dalla new entry culinaria di casa Berlusconi. Il leader azzurro, in sostanza, a quanto si apprende, avrebbe detto «no» al proporzionale, fortemente avversato da Lega e FdI, proprio in vista della battaglia per la conquista del Colle, un «sogno» che continuerebbe a coltivare, convinto che dal caos alla fine si possa arrivare a lui. Non solo la new entry nel menu del dessert di pere cotte al vin brulè con marmellata.

 

 

A Villa Grande, a Matteo Salvini e Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi ha offerto un pranzo a base di risino di Konjac, ricco di proteine (e voluto dal Cav). A tavola, per secondo spigola e verdure tricolori, una composizione di fagiolini, broccoli e pomodorini. Ma solo dopo l’aperitivo e il tour della villa che fu per anni la residenza del regista Franco Zeffirelli, con giro del giardino e sosta a lato piscina. «Non abbiamo parlato di leadership, ma di tasse e manovra economica», spiega Matteo Salvini, incontrando i giornalisti: «Gli italiani hanno la difesa del lavoro come priorità, queste tematiche non sono all’ordine del giorno». Del Quirinale - aggiunge il segretario leghista - «ne riparleremo più avanti, si vota a febbraio, il centrodestra voterà compatto, su mille elettori 450 sono di centrodestra, quindi di qua dovrà passare». «Io parlo con Draghi e cerco di tenere il centrodestra unito: sono queste le due mie priorità - conclude Salvini - Un centrodestra unito penso sia un vantaggio per Draghi».

 

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