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Guerra aperta in Forza Italia. Mariastella Gelmini guida la rivolta: "Ci dipingono come venduti"

Gaetano Mineo
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Alla fine Forza Italia esplode. La lunga faida tra «sovranisti» e «governisti» viene fuori alla luce del sole dopo l’elezione del nuovo presidente dei deputati azzurri, Paolo Barelli. «A Silvio Berlusconi viene raccontata una parte di verità» sbotta Mariastella Gelmini, avvertendo di «essere profondamente berlusconiana, ma l’ultima stagione del berlusconismo non mi rappresenta e non rappresenta neanche Berlusconi». Il ministro per gli Affari regionali è in piena battaglia interna (insieme agli altri ministri) per provare a far cambiare pelle al partito. Da più parti, questo è il ragionamento che si accredita alla Gelmini: fino a qualche tempo fa il sovranismo sembrava imperante adesso, invece, c’è lo spazio e se Fi vuole provare ad aggredirlo deve cambiare. Viceversa, il ministro azzurro la vede nera. Per dirla con le stesse parole della Gelmini, «temo che questo partito non avrà un grande futuro e la cosa paradossale è che questo avverrebbe in una stagione in cui per noi non c’è una strada ma un’autostrada per tornare ad essere centrali». La tensione nel corso dell’elezione di Barelli è altissima. Il gruppo di Fi è spaccato. E così come sempre, a togliere le castagne dal fuoco pensa il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, strategicamente a Roma proprio per evitare che tutto saltasse in aria. Antonio Tajani, ovviamente ringrazia, perché senza la presenza del Cavaliere nella Capitale, con il voto segreto chiesto dai ventisei parlamentari, sarebbe andato sotto, mettendo all’angolo la candidatura di Barelli. Berlusconi, invece, avendo sentito puzza di bruciato, prende il toro per le corna e il "suo" candidato Barelli, è passato per acclamazione, mentre Sestino Giacomoni, il candidato proposto dall’ala «governista» ha ritirato la candidatura.

 

 

Barelli, per la cronaca, succede a Roberto Occhiuto, che lascia l’incarico dopo essere stato eletto presidente della Regione Calabria. La Gelmini non molla, intanto. Un cerchio magico racconta «una parte della verità» a Berlusconi, ed esclude i ministri di Forza Italia dai tavoli con il Presidente, descrive la compagine governativa azzurra come dei traditori «venduti a Draghi». È un fiume in piena il ministro azzurro. Uno sfogo che la dice lunga sulla tensione che da mesi anima il partito del Cavaliere. «Berlusconi non ha potuto vivere in prima persona la stagione politica e gli eventi, se li è sentiti raccontare nel chiuso di Arcore e da palazzo Grazioli» puntella l’esponente del governo Draghi, convinta che l’ex premier «non ha avuto una rappresentazione onesta e trasparente di quello che stava succedendo e nemmeno dai suoi collaboratori».

 

 

Intanto, i «governisti» azzurri preparano la strategia. E così i ministri Renato Brunetta, Mara Carfagna e la stessa Gelmini in serata si sono riuniti a Palazzo Vidoni per tracciare le prossime su come affrontare la tempesta azzurra. La Gelmini, dal canto suo, ha anche la ricetta per uscire dalle sabbie mobili. «Se non vogliamo che Forza Italia si riduca a un cortile in cui vengono elette dieci persone, ma vogliamo tornare ad avere i voti – puntella - la linea politica è più quella di Mara Carfagna che quella di altri». E, spiegando, sferra un colpo basso all’ex presidente del parlamento europeo: «È una linea di centrodestra, moderata, europeista, che ha cultura di governo, che Antonio Tajani potrebbe rappresentare egregiamente ma oggi ha rinunciato a rappresentare».

 

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